L’USCITA DALLA CASSA INTEGRAZIONE RISCHIA DI ABBATTERSI PESANTEMENTE SUI LAVORATORI E SULLA COMUNITA’ BRESCIANA(Ricerca a cura di Osvaldo Squassina)
La crisi è pesante. Lo sanno bene le lavoratrici ed i lavoratori che hanno già perso il lavoro. Lo sanno bene coloro che sono sospesi dal lavoro in cassa integrazione. E’ necessario ricercare risposte ai problemi immediati vissuti da migliaia di persone, e individuare le vie da intraprendere per uscire dalla situazione attuale, governando i cambiamenti in corso in modo da evitare che il costo della crisi sia pagato ancora una volta dai lavoratori e dai ceti sociali più deboli.
Per fare questo è necessario uno sforzo di
conoscenza della realtà in cui ci muoviamo, delle dinamiche che ne hanno caratterizzato l’evoluzione e dei cambiamenti che potranno essere indotti dalla fase di transizione in corso. Questo lavoro è necessario anche per la realtà a noi più vicina, ovvero quella di Brescia e della sua provincia.
Conoscenza che non può prescindere dallo studio di ciò che realmente sta accadendo all’interno del mondo del lavoro, a partire dalla sospensione del lavoro che coinvolge migliaia e migliaia tra lavoratrici e lavoratori in Cassa Integrazione, che subiscono oggi una riduzione del salario e che, senza l’intervento di fatti nuovi di politica industriale, potrebbero perdere nel prossimo breve futuro il lavoro.
I DATI DELLA CASSA INTEGRAZIONE
Come sempre i dati
fotografano una realtà precisa, ma indicano anche delle tendenze future.
1. Se guardiamo i dati storici della Cassa Integrazione della Provincia di Brescia emerge che le ore di cassa integrazione, considerate “normali” e quindi non preoccupanti complessivamente, sono circa 5 milioni annue, coinvolgendo mediamente meno di 5.000 addetti. Dal 2009 (tre anni consecutivi) siamo attorno alle 50.000 persone coinvolte;
2. Nel 2011 le ore di cassa integrazione nella provincia di Brescia sono state quasi 47 milioni e coinvolgendo oltre 45 mila lavoratori (dato medio). La perdita economica dei lavoratori sospesi dal lavoro è stata pesantissima.
3. Le ore di cassa integrazione per la categoria dei metalmeccanici incide sul totale de
lla provincia di Brescia nella misura del 62,15%, coinvolgendo 28.142 lavoratori su un totale complessivo di 45.277. L’incidenza a livello regionale delle ore di CIG dei meccanici incide del 43,84% sul totale delle ore di Cassa Integrazione della Lombardia e del 39,83% della categoria dei meccanici sul dato complessivo nazionale;
4. La maggioranza delle ore di Cassa Integrazione, per oltre i due terzi, riguarda la cassa speciale o in deroga. Questo fatto determina una grande inquietudine sul futuro occupazionale di migliaia e migliaia di lavoratori della nostra provincia.
ALCUNE RIFLESSIONI SUI DATI DELLA CIG
- Nel corso dell’anno 2011 si registra una diminuzione, rispetto al 2010, delle ore di cassa integrazione: per la provincia di Brescia nella misura di circa il 22% mentre in Lombardia il calo è del 30% circa. Nello stesso periodo i licenziamenti sono cresciuti di circa il 10%. Inoltre i dati della Cassa Integrazione da un lato evidenziano che la realtà bresciana è caratterizzata da dinamiche e tendenze che sono coerenti con la realtà più generale dell’Italia, ma dall’altro lato in rapporto alla Lombardia, vengono evidenziano maggiori debolezze e criticità della nostra provincia che si uniscono a elementi di debolezza strutturali note.
- Si tenga presente inoltre che dal 1993 al 2009 l’occupazione in provincia (occupati dipendenti) è cresciuta di 101.000 unità prevalentemente occupate nei servizi, mentre nello stesso periodo l’occupazione nell’industria e nella manifattura è rimasta sostanzialmente stabile.
- Nel 2011 le ore di Cassa Integrazione nella provincia di Brescia sono state complessivamente pari a 46.997.965 e nella sola industria sono state 38.084.972 oltre l’81% del totale.
- E’ importante collocare i dati della cassa integrazione, che interessano oltre 45 mila persone, con gli andamenti dell’occupazione registrati nella provincia negli anni precedenti. In poche parole negli ultimi vent’anni l’occupazione è cresciuta di oltre 100 mila unità nel campo dei servizi, generando una trasformazione in diversi settori e ciò è avvenuto grazie alla crescita dell’immigrazione. A breve potremmo avere un forte ridimensionamento dell’apparato produttivo ed occupazionale all’interno dei settori manifatturieri che modificherà gli equilibri economici e sociali della nostra realtà. Un sistema di servizi come quello bresciano sarà in grado, quindi, di reggere un tale ridimensionamento dell’industria manifatturiera? Questi processi di crisi che effetti avranno nella nostra provincia?
- I fattori principali di debolezza posso essere individuati nella dimensione media d’impresa che vede un prevalere di piccole e piccolissime realtà, nel tasso medio di scolarizzazione tra i più bassi della Lombardia, accompagnato da un età media corrispondente all’avviamento al lavoro tra le più basse, nella maggioranza di imprese attive in settori merceologici caratterizzati da uno scarso contenuto tecnologico e di innovazione, che va di pari passo con il dato sul numero di brevetti presentati tra i più bassi a livello lombardo, nonostante Brescia sia una tra le realtà più industrializzate della regione. Infine assistere, in un quadro economico così grave, ad un dibattito avviato dal Governo sull’articolo 18 è davvero penoso ed evidenzia una sorte di continuo accanimento verso i diritti di chi lavora e tutto questo serve a coprire le carenze di una nuova politica industriale sia a livello locale e nazionale, in grado di colmare le forti distanze esistenti tra l’Italia e le potenze economico industriali europee.
BRESCIA 14 febbraio 2012
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