domenica 8 aprile 2012

BUON "PASSAGGIO" A TUTTI

“Tanti auguri. Buona pasqua”.

Questa cantilena riempie questi giorni. Perché si fa così, perché è un’abitudine come “buon natale” o “buon anno”.

Auguri di cosa? Di star bene, mangiare bene, di aver fortuna: non si esce da questo solco.

Eppure la parola “pasqua” significa ben altro. Viene dall’ebraico “pesach” e vuol dire “passaggio”.

Purtroppo l’uomo medio non fa queste riflessioni. Anche perché caratteristica della mediocrità è proprio “il non passare” verso nulla. Ma rimanere lì, rimanere ciò che si è, rimanere nel mezzo di ciò che si conosce e che ci da sicurezza.

Il più delle volte senza un passato da meditare e senza un futuro verso cui tendere che non sia il miglioramento delle proprie condizioni materiali o la salvaguardia personale.

Dovremmo dire “auguri. Buona conservazione”. Come ai pelati o ai sott’aceti.

Gli antichi, invece, avevano forte il concetto di “passaggio” verso una vita “fertile di vita (nel senso di esperienze, non di figli)”. Moltissime loro epopee parlano di viaggi che sono la metafora di percorsi interiori di miglioramento, di evoluzione, di liberazione, di “resuscitamento”.

La più antica festa pagana era quella del primo plenilunio di Primavera, quando tutte le energie vitali della stagione della rinascita spingevano la Terra a produrre vita, cibo, bellezza e gli animali (come le greggi di pecore) a generare nuovi agnelli. Segno di continuità e di vittoria sul freddo, il buio ed il sonno dell’Inverno.

Gli ebrei fecero coincidere con questa festa la Pasqua che per loro era l’Esodo, il grande viaggio di liberazione nel deserto verso una “Terra Promessa”, cioè verso un essere uomini umani tra umani uomini.

I cristiani (quelli veri delle origini) posero in questo stesso giorno la memoria di un uomo giusto che aveva pagato con la vita il suo impegno di liberazione degli uomini e a cui Dio rendeva giustizia resuscitandolo, nel senso di affermare che una vita non chiusa nella mediocrità dell’autoconservazione, ma spesa per amore-liberazione non muore, mai.

Questa era la Pasqua nei suoi significati originari, pagani, ebraici, cristiani: “passare” dalla morte alla vita.

Da tutti i tipi di morte ad una vita vera, ricca di senso, con una ciclicità che ogni anno avrebbe visto l’uomo un po’ più libero e degno del suo essere uomo.

Per cui noi vi augureremmo “buon passaggio”.

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