venerdì 1 giugno 2018
Quarant'anni di Legge 194 in Lombardia: i diritti continuano ad essere negati
Il 66,1% dei ginecologi sono obiettori, le interruzioni di
gravidanza sono in calo ma il numero di obiettori rimane costante, purtroppo.
Questa l’estrema sintesi dei dati sull’applicazione delle legge 194 in
Lombardia, raccolti in un’indagine condotta in ogni presidio della regione
dalla consigliera regionale del Partito democratico, Paola Bocci. … Nel 2017 le
interruzioni di gravidanza sono state 13499, 331 in meno che nel 2016 quando
erano state 13830. “Un dato positivo che sta a significare innanzitutto che, a
40 anni di distanza, la legge 194 è ancora attuale, efficace e capace di
raggiungere l’obiettivo che si era data, ossia ridurre il ricorso all’aborto”.
... La presenza di medici ginecologi obiettori infatti resta quasi invariata.
Nel 2017 erano il 66,1%, a fronte del 68,2%, del 2016. In ben 5 ospedali
Gallarate, Iseo, Oglio PO, Sondalo e Chiavenna sono la totalità. In 11 sono
oltre l’80%, solo in 8 sono sotto il 50%. … il 63,9 delle strutture che hanno
il reparto di ostetricia e ginecologia effettuano Ivg. In alternativa, le ASST
sono costrette a ricorrere a personale esterno, cioè a medici gettonisti, che
si recano negli ospedali esclusivamente per questo tipo di intervento e per i
quali nel 2017 sono stati spesi 147.504 euro.
“Alla Regione - sottolinea Bocci -
chiediamo di attuare la legge 194 in tutte le sue parti, a partire
dall’articolo 9 che afferma testualmente ‘gli enti ospedalieri e le case di
cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare gli interventi di
interruzione della gravidanza richiesti’”….
I numeri sono ancora più
sconfortanti se si guarda all’utilizzo della Ru486, un metodo farmacologico
autorizzato dall’Aifa nel 2009, che resta utilizzato solo nell’8,2% delle
strutture, mentre la media italiana è del 18,2%. In 32 presidi non è utilizzata
in nessun modo. … All’origine del dato negativo c’è il fatto che la Lombardia è
al sedicesimo posto in Italia per giorni d’attesa dell’intervento il che
significa che passa troppo tempo fra la certificazione e l’effettiva esecuzione
dell’Ivg e questo fa scadere i termini (49 giorni) entro i quali è possibile
utilizzare il farmaco. … negli ospedali lombardi viene applicata in maniera
rigida l’indicazione nazionale, peraltro non vincolante, che prevede tre giorni
di ricovero, a differenza dell’Ivg chirurgica che è eseguita in day hospital.
Nell’analisi dei dati saltano all’occhio però alcune eccezioni, come ad esempio
il presidio ospedaliero di Lodi e quello di Mantova, dove l’impiego della Ru486
è molto alto, rispettivamente nell’83% e nel 58,2% dei casi.
Dare piena
applicazione alla legge 194 non significa solo garantire il diritto
all’interruzione volontaria di gravidanza ma anche e soprattutto promuoverne la
prevenzione. Ma anche in questo caso Regione Lombardia disattende la legge. I
consultori pubblici che dalla loro istituzione hanno svolto un ruolo centrale
nell’educazione alla contraccezione e quindi alla prevenzione dovrebbero essere
secondo la legge 1 ogni 20 mila abitanti ma la Lombardia è ben lontana dal
rispetto dei parametri, anzi si classifica ultima in Italia con solo 0,3
strutture per abitante, a fronte, per esempio, dell’1,1 della Toscana e della
Basilicata.
La carenza di strutture che promuovono la prevenzione, soprattutto
tra i soggetti più disagiati, è dimostrata anche dal dato relativo alle donne
extracomunitarie che rappresentano il 34,8% di quelle che ricorrono all’Ivg, a
fronte di una presenza minoritaria sul totale della popolazione femminile. …
Dietro
la Lombardia c’è solo la Provincia autonoma di Bolzano, che non ha nemmeno un
consultorio pubblico … A questo risultato si è arrivati dopo anni di tagli al
numero dei consultori pubblici: erano 178 nel 2005, 152 nel 2010, 148 nel 2014
e via via fino ai 141 del 2017. Un calo che fa il paio con il boom di quelli
privati accreditati: 44 nel 2005, 64 cinque anni dopo, 92 nel 2014 e 100 l’anno
scorso. Strutture spesso legate a istituzioni cattoliche dove contraccezione e
aborto sono un tabù.
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