lunedì 2 aprile 2018
Gaza: decine di migliaia di Palestinesi in marcia per il ritorno. Nonostante Tsahal.
Sedici morti e migliaia di feriti. E’ il bilancio di
mercoledì 30 marzo 2018 nella Striscia palestinese di Gaza.
Lacrimogeni, proiettili e colpi d’artiglieria: così Israele
ha attaccato e continua ad attaccare decine di migliaia di palestinesi, disarmati, al confine imposto
da Tel Aviv con la Striscia di Gaza. Durissimi scontri sono stati segnalati in almeno
sei punti del confine arbitrario: Israele spara lacrimogeni e proiettili contro
decine di migliaia di palestinesi che non arretrano, rispondendo con sassi,
copertoni bruciati e i loro corpi.
La stessa Israele ha imposto ai palestinesi di restare ad
almeno 700 metri dal reticolato. L’obiettivo popolare è di restare lì almeno
fino al 15 maggio, altra data importante per la Palestina: la Nakba, ossia la
catastrofe, nome con cui si indica l’esodo forzato di almeno 700.000
palestinesi dai territori occupati da Israele nel corso della prima invasione,
quella del 1948. Quest’anno sarà il 70esimo anniversario.
RITORNO – La mobilitazione è stata definita la
‘Marcia per il Ritorno’ nell’ambito della Giornata della Terra, un’altra
ricorrenza importante, che risale al 1976, quando migliaia di persone,
cittadini palestinesi in Israele si riunirono per protestare contro
l’espropriazione di altra terra palestinese in Galilea. Il ricordo di quel
giorno di resistenza popolare contro il sionismo e le sue politiche coloniali
divenne così la Giornata internazionale della Terra palestinese, oggi caricata
di un’ulteriore importanza, vista la recente decisione Usa di spostare
l’ambasciata a Gerusalemme, terra occupata anche secondo l’Onu, oltre che per
le continue espropriazioni di terra e acqua compiute dai coloni israeliani
contro i palestinesi.
Ed anche in questi giorni si registrano nuovi scontri al confine fra Israele e Gaza. Soldati
israeliani hanno aperto il fuoco ferendo tre palestinesi vicini a Jabalia, nel
nord della Striscia. Poco prima nella stessa zona i militari avevano lanciato
lacrimogeni per disperdere alcuni manifestanti.
È il giorno dopo la Pasqua
ebraica, in Israele, ma Gerusalemme si prepara a settimane di violenza, come
già titolano i quotidiani in prima pagina. La “Marcia per il ritorno”
organizzata venerdì nella Striscia di Gaza in vista del 70° anniversario dello
Stato d’Israele e l’espulsione dei palestinesi, con la durissima risposta
dell’esercito alle molotov e ai lanci di pietre scatenati dai militanti di
Hamas (16 morti, mille feriti) interroga il Paese. Lo stesso Jerusalem Post,
giornale di orientamento conservatore, si chiede in un’analisi: “L’uso della
forza da parte delle forze armate al confine di Gaza è stato legale?”. Intanto
il presidente turco Erdogan torna ad attaccare Netanyahu definendolo "un
terrorista".
Ferma l'opposizione del governo di Benjamin Netanyahu ed, in particolare, del ministro israeliano alla difesa, Avigdor Lieberman, all’invito fatto sia dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, sia dall’Alto rappresentante europeo, Federica Mogherini, nell’invocare “un’inchiesta indipendente e trasparente”. Il ministro israeliano ha liquidato la questione: “Non ci sarà nessuna commissione d'inchiesta. Non ci sarà nulla del genere qui. Non collaboreremo con alcuna commissione d'inchiesta”. Al Palazzo di vetro di New York, sabato il Consiglio di sicurezza si era riunito con la proposta di condannare la reazione dell’esercito di Israele. Ma il progetto di una dichiarazione negativa è stato bloccato dall’intervento degli Stati Uniti.
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