martedì 23 settembre 2014

Quando si infrangono i "cerchi magici"...

Lega Nord, chiude scuola Bosina: “Clamore mediatico ha impedito le iscrizioni”
Il Cda conferma la chiusura e imputa la fine delle attività alle notizie "in parte false" sulla crisi dell'istituto a corto di fondi. Finisce il sogno di Lady Bossi
Il Fatto Quotidiano | 3 settembre 2014

I dubbi sollevati sulla chiusura della scuola Bosina (Varese) sono ora una certezza: i cancelli dell’istituto voluto da Lady Bossi non apriranno più. E’ quanto emerge da un comunicato diffuso dal consiglio di amministrazione della scuola che imputa la responsabilità: “all’eccessiva e ulteriore diminuzione degli alunni iscritti per il nuovo anno scolastico dovute per lo più a voci inizialmente infondate di possibile chiusura della scuola”. Non solo un calo di iscritti, si aggiungono alla lista: “l’entità del debito ad oggi esistente, la mancanza di sovvenzioni e il danno d’immagine, il clamore mediatico e le relative conseguenze prodotte dalle comunicazioni sugli organi di stampa di alcuni insegnanti, in parte veritiere, in parte false e pretestuose, il CdA non può che prendere atto di questa situazione e sospendere l’attività scolastica per l’anno 2014/2015″. 
La scuola “padana” era stata aperta nel 2010 contro il parere del consiglio nazionale della Pubblica Istruzione che aveva individuato delle lacune didattiche nella programmazione del liceo linguistico, chiuso a solo due anni dall’inaugurazione.
Della scuola Bosina, dunque, rimaneva solo la scuola primaria, fino alla decisione di oggi di chiudere ad esclusione “delle classi 4° e 5° elementare e della classe 3° media – scrive il Cda- che potranno continuare la loro attività scolastica solo grazie all’opera volontaria di alcune insegnanti”. Proprio i docenti, nei giorni scorsi e per evitare di risultare assenti ingiustificati, avevano denunciato ai carabinieri la mancata nomina di un dirigente per l’anno scolastico in apertura. Non solo il preside, anche il presidente del consiglio d’amministrazione in carica Bruno Specchiarelli ha rassegnato in questi giorni le dimissioni.
Lady Bossi Emanuela Marrone, invece, ci credeva fino alla divulgazione del comunicato. Dalla moglie del senatùr arrivavano notizie fiduciose: secondo quanto riportato dal quotidiano La Provincia la Marrone stava lavorando per costituire una nuova società al fine di salvare la scuola, perché piuttosto che accettarne la chiusura avrebbe preferito andare a raccogliere mirtilli.

per l'occasione riesumiamo anche una vecchia notizia pubblicata sulle pagine di questo stesso blog a riguardo della cosiddetta "Scuola Bosina":

Dal sito della Ragioneria Generale dello Stato:

Trasferimenti Finanziari a carico del bilancio: i trasferimenti in base alla legge 133-08

D.M. 0048528
ELENCO 1: CONTRIBUTI DI CUI ALL'ART. 13, COMMA 3-QUATER DEL DECRETO- LEGGE 25 GIUGNO 2008 n. 112, CONVERTITO IN LEGGE 6 AGOSTO 2008, N. 133

N° progressivo 568
Ente beneficiario: Scuola Bosina (Varese) s.c.r.l.
Interventi: Ampliamento e ristrutturazione
Finanziamenti:
anno 2009 € 300.000,00
anno 2010 € 500.000,00

Finanziamenti pubblici per 800 mila euro, in due anni, alla ‘Libera scuola dei popoli padani’, ’scuola di partito’ fondata da Manuela Marrone, moglie di Umberto Bossi. ”un governo generoso, ha deciso di assegnare alla scuola, in soli due anni, 800 mila euro, come si legge alla voce (non meglio precisata) ‘ampliamento e ristrutturazione’ del ‘Fondo per la tutela dell’ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio’, che il Senato, con la commissione Bilancio, ha formalizzato nei giorni scorsi”.

”la scuola padana si propone ‘di educare al territorio e allo studio del dialetto locale’ e ha come presidente Dario Galli che, oltre ad occuparsi di pedagogia padana, e’ stato anche senatore della Lega Nord. Insomma una scuola di partito, che prende i soldi pubblici e magari insegna al grido di ‘Roma Ladrona”’.

”la particolarità di questa storia sta nel fatto che la ‘Libera scuola dei Popoli Padani’ e’ stata fondata nel 1998 dalla signora Manuela Marrone, ‘maestra di scuola elementare di lunga esperienza’ (spiega il sito della scuola), ma soprattutto moglie di Umberto Bossi”.

”Lady Bossi e’ tuttora tra i soci della cooperativa che da’ vita a questa scuola materna, elementare e secondaria; societa’ che, guarda caso, ha chiuso il bilancio 2008 con una perdita di 495.796 euro”.

Caro Umberto Bossi, tua moglie e’ una terrona succhiasoldi

Roma Ladrona porta ottocentomila euro nella scuola privata di “Mamma; Trota ‘autodifesa del “Trota institute” sembra fotocopiata dai memoriali di Craxi: “i soldi li prendono tutti”

Hanno ragione i leghisti doc: per i terroni attaccarsi alla tetta del denaro pubblico e’ un inguaribile vizio genetico, che resiste perfino al matrimonio con un padano di razza pura. Lo dimostra il caso della signora Manuela Marrone in Bossi, maestra elementare di lungo corso con grandi successi educativi a partire dal figlio “Trota”.

La signora Marrone, originaria di Favara (Agrigento), non contenta di aver inquinato il ceppo della famiglia Bossi con un inadeguato corredo genetico, un bel giorno ha deciso di fondare una “cooperativa verde” che ha realizzato la scuola padana “Bosina” in quel di Varese.

E fin qui tutto bene, la costituzione riconosce la libertà d’impresa e la libertà di scuola “senza oneri per lo stato”. Ma nella migliore tradizione del “libero” mercato, i profitti privati si fanno con soldi pubblici, e per far decollare la cooperativa il rischio d’impresa e’ stato prossimo allo zero, grazie alla cosiddetta “Legge Mancia” che ha permesso ai leghisti (e non solo) di dirottare sovvenzioni sui propri feudi elettorali, come dimostra l’ottima inchiesta di Varesenews.it che proviamo a riassumere in tre punti:

1. I comuni e gli enti locali sono alla canna del gas perchè gli hanno tagliato i fondi

2. Ma con una apposita leggina sono stati erogati contributi discrezionali a pioggia, 100 milioni per il 2009, 30 per il 2010 e altri 30 milioni di euro per il 2011.

3. E quindi ogni parlamentare puo’ pasturare il proprio feudo elettorale assegnando più risorse ai comuni che portano più voti.

Non stiamo dicendo nulla di nuovo, la polemica sulla “scuola di mamma Trota” e’ già scoppiata da tempo, e l’autodifesa sembra fotocopiata dal manuale Craxi del perfetto maneggione: “i soldi li prendono tutti”. Come se l’associazione a delinquere sia un’attenuante.

E’ quello che fa Bruno Specchiarelli, assessore provinciale ed esponente di spicco della Lega Nord in provincia di Varese: «È un attacco deliberato alla famiglia Bossi – dice Specchiarelli -. In tanti hanno usufruito della cosiddetta “legge mancia”, non vedo perché si debba criticare solo la Lega Nord. Noi siamo una scuola paritaria riconosciuta a livello ministeriale: abbiamo fatto lavori per più di 800 mila euro e questi fondi vanno a pareggiare un debito che abbiamo contratto proprio per i lavori».

Benissimo, ora e’ tutto chiaro: i soldi pubblici non sono serviti per la qualità della didattica, o per offrire un servizio al territorio, ma per pagare i lavori effettuati su un edificio scolastico posseduto da una cooperativa privata. Maledetti terroni succhiasoldi!

La novità di questi giorni, invece, e’ che l’ingordigia di “Mamma Trota” non si ferma, e ora oltre alla scuola primaria vuole aprire anche un liceo linguistico, probabilmente per insegnare l’italiano come seconda lingua ai terroni che non perdono il vizio dei loro dialetti.

Il progetto è già stato bocciato dal Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (CNPI), ma la risposta della dirigenza scolastica del “Trota Institute” non si e’ fatta attendere: di questa bocciatura ce ne sbattiamo i coglioni, il parere del CNPI non e’ vincolante, aveva bocciato anche la riforma Gelmini ma poi e’ stata approvata dagli esperti del Ministero della Pubblica Istruzione, che daranno ragione anche a noi senno’ Babbo Trota fa cadere il governo.

E allora come dare torto ai leghisti e alla Gelmini quando se la prendono con gli insegnanti meridionali? Di fronte a questo fiume di denaro pubblico sottratto alla scuola pubblica riecheggiano le sagge parole di Umberto Bossi, pronunciate a Padova nel luglio 2008 col dito medio sollevato al cielo: “Non possiamo più lasciare martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord”. Come quella terrona succhiasoldi di tua moglie.

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