Il corteo dei lavoratori è partito dalla Ori Martin per raggiungere la Palazzoli dove si è tenuta, come previsto, un’assemblea aperta: numerosi gli interventi di lavoratori, delegati.
Durante la manifestazione è stata comunicata la disponibilità del Presidente Renzi ad incontrare una delegazione di lavoratori bresciani, così come richiesto dalla Fiom nei giorni scorsi.
Purtroppo all’ultimo minuto il Presidente del Governo ha cambiato programma e comunicato alla delegazione dei lavoratori accompagnata dal Segretario generale della Fiom di Brescia Bertoli, che l’incontro non si sarebbe tenuto.
Riportiamo alcuni dati delle adesioni allo sciopero di questa mattina:
In Valtrompia per 4 ore hanno scioperato alla Beretta (80%) , alla Trw (65%) , alla Redaelli (70%) e al Banco Nazionale di Prova (60%), 8 ore alla Europress con un’adesione del 50%.
In città all’Iveco Mezzi Speciali l’adesione è stata del 70%, alla Oto-melara del 60%, alla OMB dell’80%.
Alla Hayes Lemmerz del 60% e alla Metalsistem del 70%.
Buona l’adesione anche nelle numerose fabbriche dove sono stati indetti scioperi di una o due ore.
La Fiom Cgil di Brescia esprime soddisfazione per la numerosa e corretta partecipazione dei metalmeccanici bresciani che ha reso possibile la riuscita di questa importante iniziativa.
Matteo Renzi rappresenta bene, e senza nasconderlo, i loro interessi.
Renzi, come chi l’ha preceduto, rappresenta perfettamente gli interessi dei poteri economici e finanziari europei e transnazionali e l’imposizione delle politiche di austerity e tagli ai servizi (anche quando bisticcia con Barroso); i privilegi dei ricchi che vorrebbero essere sempre più ricchi; l’attacco ai diritti dei lavoratori con il Jobs Act; le speculazioni dei palazzinari e delle lobby del cemento, con un piano casa che premia chi costruisce palazzi destinati a rimanere vuoti ed attacca, punisce, chi, per necessità, occupa immobili da anni sfitti e abbandonati. Con una politica delle grandi opere e dei grandi eventi (TAV ed EXPO in testa) che devastano e saccheggiano i territori in favore degli affari sporchi di mafie e politici corrotti.
E ancora Renzi rappresenta, con il ministro Giannini, una ‘buona scuola’ che è in realtà la completa mercificazione dei saperi e il compimento di una progressiva trasformazione di scuole e università: da luoghi della formazione ad aziende (accessibili a sempre meno giovani) destinate a produrre lavoratori precari e flessibili.
Renzi è portavoce di una retorica del cambiamento e del nuovo che nasconde, in realtà, un’accelerazione nella guerra contro i poveri, in ossequio ai diktat delle banche e delle governance politiche e finanziarie: più sfruttamento, sacrifici, austerity, tagli ai servizi, meno diritti, ma tante promesse e proclama sui social network.

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