lunedì 10 novembre 2014

La dignità di una scelta

 
“Brittany ha affermato la libertà di scelta. Chi sui social commenta negativamente la sua decisione, vorrebbe imporre un’unica visione”. Così Filomena Gallo, avvocato, esperta di diritto di famiglia, segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni commenta con Intelligonews il caso della ragazza, malata terminale, che ha deciso di interrompere la propria esistenza.

Cosa risponde a chi sostiene che nella scelta di Brittany c’è stata la spettacolarizzazione dell’eutanasia?

«Anzitutto credo che ci sia stato il pieno esercizio della libertà di scelta. Noi portiamo avanti la campagna per la legalizzazione dell’eutanasia proprio su questo presupposto: essere liberi fino alla fine. Brittany ha fatto una scelta e l’ha resa nota anche perché credo che ancora devono essere abbattute barriere culturali su temi così importanti e fondamentali. Questa ragazza, malata terminale, ha voluto morire in un determinato modo e non arrivare a sofferenze insopportabili; aveva una prognosi di vita oltre i diciotto mesi e ha potuto farlo trasferendosi in un altro Paese dove ciò è possibile. Anche noi nella proposta di legge di iniziativa popolare che abbiamo depositato in parlamento abbiamo previsto casi come quello di Brittany e partiamo dal concetto che si possa essere liberi di scegliere. Chi commenta in modo negativo la scelta di Brittany, vorrebbe imporre un’unica visione agli altri: non è detto che ciò che per me non va bene deve non andare bene anche per gli altri. La libertà di scelta è fondamentale per ogni persona: Brittany ha deciso insieme ai suoi cari, a suo marito, il giorno del suo compleanno, con amore e lo fa potuto fare in modo sereno. Cosa che non accade in Italia…».

Perché?

«In Italia è impossibile, per fare questa scelta devi andare in Svizzera, oppure arrivare al punto di compiere atti estremi che poi leggiamo sulle cronache dei quotidiani. Ci sono tanti malati che a volte scelgono di morire con atti estremi ma anche drammatici: quanti si lanciano dalla finestra e cercano il suicidio perché qui la scelta non è possibile. Noi stiamo lavorando affinchè si possa essere liberi dall’inizio alla fine della vita e affinchè la libertà di scelta sia rispettata e non sia un atto illegale. E’ vergognoso che la volontà dei cittadini venga completamente disattesa dalla politica: ci sono 67mila firme di persone che hanno chiesto al parlamento di emanare una buona legge per chi vorrà scegliere di essere libero fino alla fine. La nostra proposta di legge di iniziativa popolare giace in parlamento da più di un anno, eppure c’è la Carta Costituzionale che prevede che i cittadini possono proporre leggi di iniziativa popolare su temi rilevanti. Il punto è che su questo come su altri temi, il parlamento non mette all’ordine del giorno la discussione sulle leggi di iniziativa popolare; di fatto abbiamo una politica che va contro il volere dei cittadini. Noi abbiamo sollecitato i parlamentari, i capigruppo; la presidente Boldrini ha precisato che bisogna discutere delle leggi di iniziativa popolare. Ci hanno risposto che in questo momento stanno modificando il regolamento della Camera ma al di là di ciò, va rispettata la volontà dei cittadini. I sondaggi fanno emergere che più della metà degli italiani sono favorevoli a una buona legge sulla scelta del fine vita e quando si parla di libertà individuali i parlamentari si girano dall’altra parte, non favoriscono indagini conoscitive e dibattiti, bensì si cerca di imporre un’unica visione. A chi sui Social commenta negativamente la scelta di Brittany c’è solo da dire che nessuno a loro imporrà mai scelte che non vogliono fare, ma loro non sono depositari della verità assoluta».

Si è detto che Brittany ha scelto di morire con dignità. Ma chi invece sceglie di affrontare il dramma e la sofferenza fino alla fine, ha meno dignità?

«Chi fa la scelta contraria e cioè di affrontare e arrivare alla fine sapendo quello cui va incontro, merita lo stesso rispetto: anche quella è una scelta dignitosa della persona. Qual è la differenza tra le due scelte? Sta nel fatto che uno può esercitarla mentre l’altro no ma sono entrambe meritevoli di rispetto ed entrambe sono scelte di dignità».

Nei suoi messaggi sui Social, Brittany pare abbia deciso di posticipare il giorno della sua morte perché voleva “divertirsi” ancora un po’, cioè assaporare il gusto della vita. Non ritiene che in questo passaggio ci sia la conferma dell’attaccamento alla vita che in qualche modo stride con l’eutanasia?
«In questo messaggio viene trasmesso un grande attaccamento alla vita e a tutto ciò che ci offre, dal momento bello a quello brutto. Sono elementi della nostra esistenza che diventano preziosi per ciascuno ancor più quando ci rendiamo conto di non poterli avere più e la strada che stava intraprendendo Brittany l’avrebbe privata di tutti questi momenti, sia che avesse proseguito nella sua malattia, sia con la scelta di interromperla. Però, ha potuto scegliere di interromperla e cogliere l’intensità di tutti i momenti della sua vita per sentire l’ultimo sapore di ciò che avrebbe comunque perso e in modo inaspettato con i dolori che l’avrebbero portata in seguito a dire basta e con un ricordo della vita legata all’ultimo momento, quello più terribile. Se riprendiamo la lettera di Piergiorgio Welby al presidente Napolitano, lui scriveva che la vita è il vento, l’amore della donna che hai accanto, il sole, ma in questo momento dico che la mia vita non è più vita perché non ha più questi momenti. E’ una lettera che dovremo tutti riprendere perché contiene tutti i sentimenti di amore per la vita».

Vi attendete un’evoluzione sulla legge per l’eutanasia nel momento in cui c’è apertura sui diritti civili e le unioni civili, anche tra persone dello stesso sesso? Insomma: è il momento buono?

«Adesso si parla molto di temi di politica economica che sono importanti, ma non sono meno importanti i temi che riguardano le scelte delle persone, con chi vivere, come vivere, come affrontare la malattia, la libertà di cura, la fecondazione assistita. Le nostra vita ha fasi che comportano decisioni importanti che però a volte trovano ostacolo nelle leggi o l’assenza di leggi che vanno a creare anche un vuoto di diritti. Se noi avremo una buona legge per le unioni civili tra persone dello stesso sesso e tra persone etero, una buona legge sulla fecondazione assistita –  a breve andremo alla Consulta per superare altri due punti della legge 40 -, una buona legge sul testamento biologico e l’eutanasia, non è detto che tutti dovranno accedere a questi istituti ma chi vorrà potrà farlo e non avrà uno Stato paternalista. Senza tutto ciò, noi stiamo perdendo lo Stato democratico».

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