
mercoledì 8 luglio 2015
All'Ikea qualcosa non torna
Ikea: fumata nera, è di nuovo sciopero
Per la prima volta nella storia italiana di IKEA si è giunti
alla programmazione di una giornata nazionale di sciopero, il prossimo 11
luglio.
Dopo la disdetta unilaterale di tutta la contrattazione
integrativa vi era stata una immediata e durissima reazione dei sindacati e dei
lavoratori, sfociata nelle prime 8 ore di sciopero territoriale, effettuate
pressoché all’unisono.

In queste settimane si sono svolti alcuni incontri,
finalizzati ad approfondire le reciproche posizioni su alcune richieste
aziendali di riduzione del costo dello staff. Il 3 luglio, durante l’incontro
previsto a Bologna, e’ arrivata la decisione di proclamare lo sciopero, dopo
aver registrato il permanere di posizioni ancora troppo distanti.
“L’azienda insiste con pervicacia a voler mettere mano alle
buste paga dei lavoratori, trasformando un elemento fisso del salario in
elemento legato a indicatori variabili” afferma Giuliana Mesina, della
segreteria nazionale Filcams CGIL.
“Se questo non bastasse, ancora una volta ci hanno proposto
di penalizzare i lavoratori, riducendo sensibilmente la percentuale di
maggiorazione per il lavoro domenicale e festivo, affermando addirittura di
essere ispirati a criteri di equità, valore che fatichiamo davvero a scorgere,
se perseguito con tagli lineari a danno soprattutto dei lavoratori più fragili”
prosegue la Filcams.
Ikea , colosso mondiale del mobile e accessorio low cost,
sembra non accontentarsi più dei profitti da favola garantiti dalla propria
formula di holding, franchising e e fondazioni varie, ma vuole che a finanziare
il proprio sviluppo siano i sacrifici dei suoi stessi dipendenti.
Intanto però le lavoratrici e i lavoratori, non più convinti
che IKEA sia il migliore dei mondi possibili, scendono nuovamente in sciopero a
dimostrare che qualcosa non torna.
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