lunedì 30 novembre 2015
Anche nel commercio prosegue la riduzione dei diritti sindacali
Commercio, meno diritti sindacali. Camusso ci mette la firma
Cgil, Cisl e Uil siglano con Confcommercio l’estensione al
comparto dell’accordo del 10 gennaio: nessuno potrà contestare accordi calati
dall’alto. Così la Camusso pensa di risolvere la crisi di rappresentanza
26 novembre 2015di Checchino Antonini
Anche il settore terziario ha le sue nuove regole sulla
rappresentanza sindacale. Ovvero Cgil, Cisl e Uil hanno firmato anche per
questo comparto l’accordo famigerato del 10 gennaio sulle regole che
sovraintenderanno alle trattative contrattuali. «Ancora un accordo negativo,
uno schiaffo alla democrazia – commenta a caldo Nando Simeone, portavoce
nazionale de Il sindacato è un’altra cosa- Opposizione in Filcams Cgil – Ancora
più grave, visto il clima generale di restringimento delle libertà democratiche
che stiamo subendo nella società e adesso anche nei posti di lavoro. Da una
parte il governo con la sua controriforma costituzionale, restringe
drasticamente gli spazi di democrazia sul terreno della rappresentanza
politica, dall’altra le parti sociali, CGIL, CiSL e UIL prima con Confindustria
adesso con Confcommercio estendono l’accordo del 10 gennaio anche nel commercio
in cui si limitano le libertà democratiche. Una per tutte, se verranno firmati
accordi nazionali o aziendali una minoranza di lavoratori anche consistente non
avrà il diritto di organizzare il dissenso attraverso lotte, scioperi,
manifestazioni, presidi. Resta l’amaro in bocca sul fatto che la Cgil e la
Filcams, anzichè lottare per difendere salario e diritti si rendono complici di
una politica di restringimento delle libertà democratiche e costituzionali».
L’accordo, che la Cgil firmò senza mandato e imponendolo
dall’alto ai suoi iscritti così come sta facendo la Filcams, introduce nuove
norme sulle forme di accesso ai tavoli negoziali, che non si limitano più –
come era previsto – alla percentuale del 5% ma che vincolano le singole sigle
alla partecipazione nella preparazione della piattaforma e all’essere
firmatarie del Contratto Nazionale precedente. Viene inoltre definito un
meccanismo sanzionatorio, “clausole di esigibilità” che fino ad allora il
sindacato aveva sempre respinto. Nel testo del 10 gennaio ’14 viene
esplicitamente concordato un sistema sanzionatorio, indicando anche quali
possono essere le sanzioni per quanto riguarda le organizzazioni sindacali e i
delegati nell’esercizio dell’attività sindacale, a fronte del non rispetto
delle clausole che lì vengono definite.
Questo aspetto viene inserito anche nell’accordo del 28 giugno 2011 –
quello riguardante la contrattazione aziendale, dove si considerano validi ed
esigibili gli accordi stipulati a maggioranza dalle RSU, senza prevedere la
consultazione, il voto dei lavoratori – si aggiunge nel recente accordo che
“definiscono clausole di tregua sindacale e sanzionatorie”. A fronte di
problemi tra le categorie, inoltre, nel rispettare le regole che sono state lì
definite, scatta obbligatoriamente l’arbitrato di un’apposita Commissione,
composta da Confederazioni, Confindustria e un terzo soggetto autorevole, da
scegliere tra una rosa di nomi. L’adesione a questo impianto costituisce il
vincolo per l’accesso ai diritti sindacali e alla partecipazione delle
trattative: è dunque una riduzione della libertà sindacale, un accordo
neo-corporativo, dove alcune organizzazioni si auto-tutelano di fronte alla
crisi di tutte le forme di rappresentanza sociale.
A quattro anni dalla firma della prima intesa con
Confindustria, anche Confcommercio, così, ha siglato l’accordo interconfederale
con Cgil, Cisl e Uil
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