Nei guai Ettore Lonati (Alfa Acciai), Arturo e Livio Bernardelli (Bernardelli trasporti e Novastrade). Per la procura sotto la ciclabile ci sono rifiuti e non sottoprodotti
venerdì 11 novembre 2016
La disastrosa condizione dell'ambiente bresciano
Alfa Acciai, rifiuti sotto collinetta e pista ciclabile: tre
indagati
Nei guai Ettore Lonati (Alfa Acciai), Arturo e Livio Bernardelli (Bernardelli trasporti e Novastrade). Per la procura sotto la ciclabile ci sono rifiuti e non sottoprodotti
Nei guai Ettore Lonati (Alfa Acciai), Arturo e Livio Bernardelli (Bernardelli trasporti e Novastrade). Per la procura sotto la ciclabile ci sono rifiuti e non sottoprodotti
I sigilli sono scattati venerdì. Al lavoro, gli uomini del
Corpo Forestale. Sotto sequestro, su disposizione della procura, una parte
della pista ciclabile di 2,5 chilometri e la annessa collinetta artificiale che
la Alfa Acciai ha realizzato a San Polo, di fronte all’azienda stessa, dopo il
via libera del Comune di Brescia. Un provvedimento deciso al fine di valutare
gli eventuali pericoli per la salute di chi in quella zona ci vive. Non solo.
Dopo mesi di accertamenti sullo smaltimento delle scorie (e
dopo la chiusura della discarica Macogna di Cazzago San Martino, a cui Alfa
Acciai si rivolgeva) nel registro degli indagati sono state iscritte tre
persone: Ettore Lonati (legale rappresentante della società), Arturo Bernardelli
(amministratore unico della Bernardelli Trasporti srl) e Livio Bernardelli
(amministratore unico di Novastrade srl). In sintesi, sotto quella pista
ciclabile così come la collina, per la procura, ci sono «rifiuti». E non
«sottoprodotti», così come sono stati definiti nella documentazione ufficiale.
Al vertice di Alfa
Acciai il sostituto procuratore Silvia Bonardi, titolare dell’inchiesta,
contesta sostanzialmente «l’identificazione erronea e fuorviante» dei materiali
che provengono dalla fusione dei forni nel momento in cui è stata aggiornata
l’Autorizzazione ambientale integrata da parte di Regione Lombardia, presentata
alla Provincia. Perché non ne presenterebbe i requisiti tecnici. Nel mirino, la
composizione e la natura di quello che in gergo si chiama granulato Alfa
Sinstone: scorie ferrose d’acciaieria opportunamente inertizzate (secondo le
normative europee) per essere trasformate in materia prima da utilizzare,
appunto, nell’edilizia.
Il problema è che anche la legge, in questo senso, presenta
parecchie zone d’ombra. Il punto, per gli inquirenti, che anche la vendita del
Sinstone da parte di Alfa Acciai come sottoprodotto a un prezzo che va dai 5o
centesimi a un euro sarebbe del tutto «simbolica» e «incongrua» rispetto alla
natura dei materiali (a fronte peraltro di un costo che va dai 4 ai 14 euro a
tonnellata da pagare per lo smaltimento). Materiali che, nel frattempo, sono
stati acquistati - circa 23 mila tonnellate - da Novastrade e trasportati dalla
Bernardelli Trasporti. Entrambe li avrebbero poi utilizzati per la costruzione
della collina verde di mitigazione e della pista ciclabile nell’area limitrofa
allo stabilimento di Alfa Acciai. Per l’accusa: gestendo in modo «abusivo»
ingenti quantitativi di rifiuti costituiti da scorie di acciaieria, quindi
«illecitamente smaltiti» e impiegati per la realizzazione di queste opere.
Traendone, peraltro, «un ingiusto profitto». Assicurando la «più ampia
collaborazione con la magistratura» Alfa Acciai ribadisce la certezza di aver
agito «in modo corretto e trasparente» avvalendosi delle «migliori competenze».
Il Sinstone sarebbe stato trattato in modo da renderlo utilizzabile, secondo le
normative, con tanto di certificato rilasciato dal Consorzio europeo dei
Registranti, secondo il quale le scorie sono state ritenute «adeguate». Ma non
per la procura.
Sì della Provincia di Brescia: la discarica Gedit di
calcinato si amplia
Dopo l’ok al triplicamento dell’eluato alla Macogna, la
Provincia dice sì all’ampliamento della discarica di Calcinato. Ira della
Regione e del Sindaco: «Siamo come Montichiari»
Farà discutere la decisione della Provincia di Brescia, che
dopo aver concesso il triplicamento dell’eluato nella discarica Macogna, ha
dato l’ok all’ampliamento della discarica Gedit a Calcinato. E incide il cambio
di parere - da contrario a favorevole- di Ats (che fino ad oggi aveva detto no
a tutte le discariche). Gedit, che gestisce nella vicina Montichiari un sito di
smaltimento rifiuti indicato come probabile fonte di odori molesti, nei
prossimi 4 anni alzerà le tre vasche dove fino ad oggi ha trattato 1,2 milioni
di metri cubi. Smaltendone altri 615mila.
La domanda di sovralzo era del 2011: per questo il Broletto
ha ritenuto di non poter applicare l’indice di pressione ambientale voluto
dalla Regione(nel 2014) per impedire l’arrivo di altre scorie nei territori già
compromessi (a Calcinato dove sono tombati 6 milioni di mc di scorie). Non si è
aspettato nemmeno il pronunciamento del Consiglio di Stato, che il 1 dicembre
darà indicazioni sull’applicabilità della norma (anche sulla sua
retroattività). L’assessore regionale all’Ambiente Claudia Terzi fa sapere che
i suoi tecnici non potevano andare contro il parere favorevole dell’Ats «e
della Provincia che, come autorità competente Aia, ha deciso di non applicare
il fattore di pressione». La Regione ha stralciato il conferimento di rifiuti
pericolosi e tra le compensazioni ha previsto per gli enti del territorio lo
smaltimento gratuito di 60mila mc di terreni di bonifica (leggi Caffaro), dal
valore di 5 milioni. Il sindaco Marika Legati è amareggiata e arrabbiata:
«Siamo saturi di rifiuti, come Montichiari. Calcinato andava tutelato. Si
poteva attendere il pronunciamento del consiglio di Stato». E si prepara al
ricorso al Tar.
Ancora sversamenti nel fiume Mella
La nuova centralina lungo il fiume Mella, costata
all’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Matteo Zani quasi 25mila euro,
è ancora in fase di sperimentazione, ma sembrano non fermarsi gli sversamenti
nel corso d’acqua.
Infatti solo alcune settimane fa i cittadini allarmati hanno
fatto sentire la propria indignazione per la strana ed abbondante schiuma che
galleggiava a pelo d’acqua all’altezza di Faidana.
Il nuovo apparecchio - al momento non ancora perfettamente
tarato - consentirà all’Amministrazione comunale e agli enti di riferimento di
rilevare anche gli sversamenti di sostanze solventi (quelle che provocano la
comparsa della schiuma). Sostanze che prima non erano rintracciabili dalle
altre centraline specializzate invece nell’individuazione degli elementi
ferrosi.
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