giovedì 8 dicembre 2016
Ci stanno mangiando il nostro futuro
Rapporto ISPRA 2016: a Gussago “consumato” il 20,1% di suolo
Il troppo cemento non è solo una questione ambientale ed
ecologica. Ha una rilevanza economica e sociale che l’Ispra ha provato a
calcolare. Secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca
ambientale i «costi nascosti» del consumo di suolo in Italia raggiungono 824
milioni di euro. Nel Bresciano il conto (meno ottimistico) sfiora i 27 milioni,
mentre la stima più lieve parla di 22,3 milioni. Cifre che dovremo pagare ogni
anno per «sostituire» quello che il suolo ci offre naturalmente e che ora andrà
compensato in altra maniera.
Il calcolo è la novità del rapporto Ispra 2016 sul consumo
di suolo, presentato a Roma, ed è una stima limitata a quel che è accaduto
negli ultimi tre anni. Anche se la crisi ha rallentato l’erosione di suolo
agricolo, tra il 2012 e il 2015 in Italia il cemento ha ricoperto 250
chilometri quadrati di territorio, mentre nel Bresciano si sono persi 300
ettari di terreno vergine. Senza queste aree verdi le comunità locali hanno
dovuto rinunciare a non pochi benefici: protezione dall’erosione idrogeologica,
impollinazione, stoccaggio del carbonio, produzione agricola. Una decina di
parametri per ciascuno dei quali è stata stimata una perdita economica per il
territorio. In sostanza l’Ispra ha calcolato quanto ci costerà dal 2016 in poi
il consumo di suolo avvenuto negli ultimi 3 anni.
«Costi occulti» non immediatamente percepiti la cui stima
oscilla tra i 36mila e i 55mila euro l’anno per ogni ettaro consumato. Cambiano
a seconda del «servizio ecosistemico» che il suolo non può più fornire per via
della trasformazione: si va dalla produzione agricola (nel Bresciano si sono
«persi» 19 milioni di euro), allo stoccaggio del carbonio (3 milioni), dalla
protezione dell’erosione (2,2 milioni) alla mancata produzione di legname
(466mila euro).
A livello nazionale Brescia si colloca al quinto posto tra i
territori con i costi annuali più alti, dopo Treviso (52 milioni), Milano (45
milioni), Roma (39 milioni) e Venezia (27,3 milioni). Spulciando tra i dati dei
206 Comuni bresciani (nella ricerca Bienno e Prestine sono ancora separati),
secondo Ispra è Rovato a pagare il conto più salato con «costi occulti» di 2,3
milioni l’anno, conseguenza per lo più della perdita di produzione agricola;
seguono Travagliato (-2,1 milioni), Chiari (-1,7), Castegnato (-1,7) e Brescia
(-1,4).
«Il consumo di suolo rallenta, ma cresce ancora negli ultimi
anni di una crisi che non è riuscita a fermare dinamiche insediative quasi mai
giustificate da analoghi aumenti di popolazione e di attività economiche – ha
spiegato il presidente dell’Ispra Bernardo De Bernardinis -. Le conseguenze
sono la perdita consistente di servizi ecosistemici e l’aumento di quei “costi
nascosti”, come li definisce la Commissione Europea, dovuti alla crescente
impermeabilizzazione del suolo». L’obiettivo del rapporto Ispra è contribuire
alla «definizione di misure» che «limitino o mitighino l’impermeabilizzazione
del suolo», cosa che comporterebbe «indiscussi vantaggi per il patrimonio
naturale e, al tempo stesso, per la spesa pubblica». Misura necessaria visto il
«sovradimensionamento irragionevole» inserito nei Pgt dei comuni lombardi: le
previsioni parlano infatti di 53mila ettari da urbanizzare, 8.444 in provincia
di Brescia.
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