martedì 17 gennaio 2017
In marcia per l'accoglienza, in marcia per la vita
Piccolo prontuario per un racconto (finalmente) veritiero
sull’immigrazione
Esiste davvero un’emergenza immigrazione in Italia? In
questa pagina trovate 8 luoghi comuni sull’immigrazione, smontati utilizzando i
dati reali su Italia ed Europa. Questo “fast checking”, realizzato da Radicali
Italiani, fa parte della campagna «Immigrazione:
sconfiggere la grande bugia e cambiare il racconto»:
1) QUANTI SONO GLI IMMIGRATI IN ITALIA OGGI? SIAMO DI FRONTE
A UN’INVASIONE!
FALSO. Quando ci si chiede quanti sono gli immigrati in
Italia oggi, spesso si hanno le idee confuse. Gli immigrati ci invadono? No.
Nell’Unione Europea, su oltre 500 milioni di residenti di ogni età (510
milioni) nel 2015, solo il 7% è costituito da immigrati (35 milioni), mentre
gli autoctoni sono la stragrande maggioranza (93%, pari a 473 milioni).
La quota di stranieri varia notevolmente tra i paesi europei
(il 10% in Spagna, il 9% in Germania, l’8% nel Regno Unito e in Italia, il 7%
in Francia): è curioso, però, che i paesi più ostili all’accoglienza degli
immigrati sono quelli che ne hanno di meno: la Croazia, la Slovacchia e
l’Ungheria, ad esempio, che ne hanno circa l’1%.
In tutta l’Unione Europea, rispetto al 2008, i permessi di
soggiorno per lavoro concessi a cittadini extracomunitari sono diminuiti
dell’8%: in Italia si registra una netta flessione da circa 512 mila ingressi
del 2007 a 248 mila del 2014 (-51,8%). Nello stesso periodo si registra un
aumento significativo solo in Germania e in Francia.
2) MA QUESTI CI RUBANO IL LAVORO! E’ VERO CHE GLI IMMIGRATI
CI RUBANO IL LAVORO?
FALSO. Non è vero che gli immigrati ci rubano il lavoro. In
Italia i migranti in entrata hanno quasi sempre controbilanciato la flessione
del numero degli italiani, e la modesta crescita complessiva della popolazione
negli ultimi dieci anni (+4%) è stata resa possibile quasi esclusivamente
dall’aumento del loro numero.
Agli immigrati sono riservati solo i lavori non qualificati,
in gran parte rifiutati dagli italiani: gli stranieri non riducono
l’occupazione degli italiani, ma occupano progressivamente le posizioni meno
qualificate abbandonate dagli autoctoni, soprattutto nei servizi alla persona,
nelle costruzioni e in agricoltura: settori in cui il lavoro è prevalentemente
manuale, più pesante, con remunerazioni modeste e con contratti non stabili.
Dai dati più aggiornati del 2015, infatti, emerge che oltre
un terzo degli immigrati svolge lavori non qualificati (36% contro il 9% degli
italiani), quasi il 60% esegue mansioni mediamente qualificate (57% contro il
53% degli italiani) e solo il 7% esegue professioni altamente qualificate
(contro il 37% degli italiani).
Una quota maggiore di immigrati è occupata rispetto a quella
degli italiani, ma i loro stipendi sono inferiori a quelli dei nativi e
decrescono nel tempo: il 48% è a rischio povertà.
3) MA NON C’È LAVORO NEANCHE PER GLI ITALIANI, NON POSSIAMO
ACCOGLIERLI!
FALSO. Per mantenere sostanzialmente inalterata la
popolazione italiana dei 15-64enni nel prossimo decennio, visto che tra il 2015
e il 2025 gli italiani diminuiranno di 1,8 milioni, è invece necessario un
aumento degli immigrati di circa 1,6 milioni di persone: si tratta di un
fabbisogno indispensabile per compensare la riduzione della popolazione
italiana in età lavorativa causata dalla diminuzione delle nascite, per
salvaguardare l’attuale forza di lavoro, per garantire l’attuale capacità
produttiva del Paese e per rendere sostenibile il sistema previdenziale.
4) CERTO, E ALLORA OSPITIAMO GLI IMMIGRATI IN ALBERGO…
FALSO. Non è vero che ospitiamo gli immigrati in albergo. I
centri di accoglienza straordinaria (CAS) sono strutture temporanee cui il
Ministero dell’interno ha fatto ricorso, a partire dal 2014, in considerazione
dell’aumento del flusso: le prefetture, insieme alle Regioni e agli enti
locali, cercano ulteriori posti di accoglienza nei singoli territori regionali,
e quando non li trovano si rivolgono anche a strutture alberghiere o di altra
natura. Si tratta di una gestione straordinaria ed emergenziale, spesso
criticata in primo luogo da chi si occupa di asilo, perché improvvisata, in
molti casi non conforme agli standard minimi di accoglienza e quindi inadatta
ad attuare percorsi di autonomia. Quindi sono uno scandalo non gli alberghi, ma
la mala gestione e l’assenza di servizi forniti in quei centri improvvisati.
5) DIAMO LORO 35 EURO AL GIORNO PER NON FARE NIENTE! E’ VERO
CHE GLI IMMIGRATI PRENDONO 30 EURO AL GIORNO?
FALSO. Si sente spesso dire che gli immigrati prendono 30
euro al giorno: il costo medio per l’accoglienza di un richiedente asilo o
rifugiato è di 35 euro al giorno (45 per i minori) che non finiscono in tasca
ai migranti ma vengono erogati agli enti gestori dei centri, e servono a
coprire le spese di gestione e manutenzione, ma anche a pagare lo stipendio
degli operatori che ci lavorano. Della somma complessiva solo 2,5 euro in
media, il cosiddetto “pocket money”, è la cifra che viene data ai migranti per
le piccole spese quotidiane (dalle ricariche telefoniche alle sigarette).
In Italia, nel 2014, sono stati spesi complessivamente per
l’accoglienza 630 milioni di euro, e nel 2015 circa 1 miliardo e 162 milioni.
Ma se si analizza il costo annuo medio per rifugiato (2015), il paese che
spende di più è l’Olanda (24mila euro), seguita dal Belgio (19mila), dalla
Finlandia (14mila) e dall’Italia (13mila), mentre quello che spende meno è il
Regno Unito (2,5 mila euro).
In Germania i richiedenti asilo possono ottenere un lavoro e
ricevere una cifra che si aggira attorno ai 360 euro mensili. Nel Regno Unito
ricevono un sussidio di 160 sterline al mese, con cifre in aggiunta nel caso di
donne incinte o con figli minori.
6) SARÀ, PERÒ CI TOLGONO RISORSE PER IL WELFARE
FALSO. I costi complessivi dell’immigrazione, tra welfare e
settore della sicurezza, sono inferiori al 2% della spesa pubblica. Dopodiché,
gli stranieri sono soprattutto contribuenti: nel 2014 i loro contributi
previdenziali hanno raggiunto quota 11 miliardi, e si può calcolare che
equivalgono a 640mila pensioni italiane. Col particolare che i pensionati
stranieri sono solo 100mila, mentre i pensionati totali oltre 16 milioni.
Inoltre, il gettito IRPEF complessivo versato dagli immigrati (circa il 9% dei contribuenti)
è pari quasi a 7 miliardi. L’apporto di lavoro degli stranieri è fondamentale
per la creazione di valore aggiunto. Dal 1998 al 2007 il PIL totale italiano è
salito del 14,4% in termini reali, ma senza gli stranieri sarebbe salito solo
del 10,5%; nei successivi sette anni di crisi (2008-2015) il PIL complessivo è
calato del 7,3%, ma sarebbe sceso ancora di più, cioè del 10,3%, senza i
lavoratori immigrati.
7) QUANTI SONO I RIFUGIATI POLITICI IN ITALIA? COMUNQUE SONO
TROPPI, NON C’È ABBASTANZA SPAZIO IN EUROPA!
FALSO. Ecco qualche numero su quanti sono i rifugiati
politici in Italia. Dei 16 milioni complessivi, solo 1,3 milioni sono ospitati
nei 28 paesi dell’Unione europea (8,3%), tra cui l’Italia (118 mila, pari allo
0,7%). I paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati nel 2015 sono la
Turchia (2,5 milioni), il Pakistan (1,6 milioni), il Libano (1,1 milioni) e la
Giordania (664 mila).
Gli arrivi complessivi per mare in Italia sono stati 170
mila nel 2014, 154 mila nel 2015 e nel 2016, fino a settembre, 121.000. Il
numero, dunque, rimane stabile.
8) SÌ, PERÒ I TERRORISTI ISLAMICI STANNO SFRUTTANDO I FLUSSI
MIGRATORI PER FARE ATTENTATI E CONQUISTARE L’EUROPA! CI SONO TERRORISTI SUI
BARCONI
FALSO. Terroristi sui barconi? Limitando l’osservazione al
terrorismo islamista, i primi 5 paesi con la maggiore quota di morti sono
l’Afghanistan (25%), l’Iraq (24%), la Nigeria (23%), la Siria (12%), il Niger
(4%) e la Somalia (3%). Le vittime dell’Europa occidentale rappresentano una
quota residuale, perfino inferiore all’1%.
L`Italia è terra d’immigrazione con molti cristiani
ortodossi: oltre 2 milioni tra ucraini, romeni, moldavi e altre nazionalità.
Seguono circa 1 milione e 700mila persone di religione musulmana (compresi gli
irregolari e minori), meno di un terzo del totale degli oltre 5 milioni di
stranieri in Italia. In Europa solo il 5,8 per cento della popolazione è di
religione islamica.
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