Brescia, così come moltissime città d’Italia, ha aderito al
percorso NonUnaDiMeno.
In questo percorso la
rete bresciana Non Una Di Meno, spazio politico aperto al contributo di tutt*,
si inserisce, per costruire insieme lo sciopero globale delle donne anche a
Brescia ed elaborare un percorso femminista e antisessista verso e oltre l’8
marzo.
Contro la violenza
maschile sulle donne, contro le violenze di genere. Non produciamo, ci
fermiamo, blocchiamo scioperiamo. Al lavoro, a casa, a scuola. Ci riprenderemo
le strade, con i nostri corpi, i nostri desideri e i nostri bisogni.
Alle ore 9.00 in
Piazza Garibaldi - Brescia
CORTEO studentesco e
delle lavoratrici
Alle ore 17 in Piazza
della Loggia
LETTURE PER BAMBINE E
BAMBINI CONTRO GLI STEREOTIPI DI GENERE
Alle ore 18 in Piazza
della Loggia
CORTEO DETERMINATE ED
ARRABBIATE - Riprendiamoci la città!
Ci riprendiamo le
strade, con i nostri corpi, i nostri desideri e i nostri bisogni. Perchè le
strade sicure le fanno le persone che le attraversano!
L'8 marzo è una giornata di lotta, non un'occasione per far
festa e riempire le case di mimose. Prende vita dagli scioperi delle operaie
che dai primi del 900 in tutto il mondo animarono le lotte per i loro diritti
violati di persone e lavoratrici. Ricordiamo le camiciaie di New York del 1909
e poi lo sciopero delle operaie di Pietrogrado l'8 marzo del 1917.
Niente mimose e dolcetti dunque:non abbiamo niente da
festeggiare,abbiamo tutto da cambiare!
Dopo le straordinarie giornate di mobilitazione che hanno
visto milioni di donne nelle piazze di tutto il mondo questo 8 marzo sarà: SCIOPERO GLOBALE DELLE DONNE.
Lanciato dalle consorelle argentine,ha raccolto l'adesione
di 22 paesi perchè in differenti luoghi e contesti si vive analoga condizione
di subalternità e violenza per tutte noi.
Siamo convinte che la violenza contro le donne non si
combatte con l'inasprimento delle pene, ma con una trasformazione radicale
della società e scioperiamo per affermare la nostra forza ;per la piena
applicazione della convenzione di Istanbul contro ogni forma di violenza da
quella economica alle molestie sessuali, a quella fisica e psicologica.
Rivendichiamo il diritto di autodeterminazione per uscire da relazioni
violente;per un salario equiparato a quello degli uomini;non accettiamo che una
donna in quanto tale debba accontentarsi di un salario da fame magari perchè
migrante. Vogliamo essere libere di muoverci e di restare e contro ogni
frontiera chiediamo permesso,asilo,diritti e cittadinanza.
Ma scioperiamo soprattutto per distruggere la cultura della
violenza attraverso la formazione e perchè l'educazione alla differenza sia
praticata dall'asilo nido all'università.
COME SCIOPERARE L'8 MARZO
Abbiamo condizioni di lavoro e di vita diverse e per
praticarlo concretamente elenchiamo alcune possibilità che ognuna può attuare
nel suo piccolo:lo sciopero del consumo (niente spesa,niente festa);astensione
dal lavoro perché è garantita la copertura sindacale nel pubblico e nel
privato;adesione simbolica e sciopero del digitale (non entrare nei social
network). Lo sciopero lo rivolgiamo soprattutto a noi donne ma ci sembra
importante iniziare a costruire per quel giorno un supporto mutualistico anche
con l'altro genere e con le lavoratrici e lavoratori con cui siamo in
relazione.
UNO SCIOPERO contro ogni tipo di violenza, razzismo,
omofobia, contro muri e frontiere. Insieme alle donne migranti. L’indicazione
globale è quella di far pendere striscioni da ogni ponte in cui evidenziare il
ripudio di gabbie e confini. Contenuti e simboli (la matrioska, il nero e
fucsia come colori per riconoscersi) sono comuni, definiti a partire dalla
grande manifestazione del 26 novembre (oltre 200.000 persone) in due assemblee
nazionali. Le forme e le iniziative possono variare, anche una semplice
comunicazione può servire: messaggi, chiacchiere, post su fb e su twitter
Non una di meno. Il movimento in marcia verso lo sciopero
globale dell’8 marzo, a cui partecipano 40 paesi. La giornata di mobilitazione
prevede 24 ore di astensione dal lavoro produttivo e riproduttivo. La violenza
maschile contro le donne – dice il movimento – non si combatte con
l’inasprimento delle pene (come l’ergastolo per gli autori dei femminicidi in
discussione alla Camera), ma con una trasformazione radicale della società: con
la lotta, quindi, concreta e simbolica contro un fenomeno strutturale che
controlla e condiziona ogni ambito della vita delle donne: in famiglia, al
lavoro, a scuola, negli ospedali, in tribunale, sui giornali, per la strada.
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