lunedì 6 marzo 2017

8 MARZO 2017: Se le nostre vite non valgono, allora ci fermiamo!!!!!!


Brescia, così come moltissime città d’Italia, ha aderito al percorso NonUnaDiMeno.

In questo percorso la rete bresciana Non Una Di Meno, spazio politico aperto al contributo di tutt*, si inserisce, per costruire insieme lo sciopero globale delle donne anche a Brescia ed elaborare un percorso femminista e antisessista verso e oltre l’8 marzo.

Contro la violenza maschile sulle donne, contro le violenze di genere. Non produciamo, ci fermiamo, blocchiamo scioperiamo. Al lavoro, a casa, a scuola. Ci riprenderemo le strade, con i nostri corpi, i nostri desideri e i nostri bisogni.
Alle ore 9.00 in Piazza Garibaldi - Brescia
CORTEO studentesco e delle lavoratrici

Alle ore 17 in Piazza della Loggia
LETTURE PER BAMBINE E BAMBINI CONTRO GLI STEREOTIPI DI GENERE
Alle ore 18 in Piazza della Loggia
CORTEO DETERMINATE ED ARRABBIATE - Riprendiamoci la città!

 
Ci riprendiamo le strade, con i nostri corpi, i nostri desideri e i nostri bisogni. Perchè le strade sicure le fanno le persone che le attraversano!

L'8 marzo è una giornata di lotta, non un'occasione per far festa e riempire le case di mimose. Prende vita dagli scioperi delle operaie che dai primi del 900 in tutto il mondo animarono le lotte per i loro diritti violati di persone e lavoratrici. Ricordiamo le camiciaie di New York del 1909 e poi lo sciopero delle operaie di Pietrogrado l'8 marzo del 1917.

Niente mimose e dolcetti dunque:non abbiamo niente da festeggiare,abbiamo tutto da cambiare!
Dopo le straordinarie giornate di mobilitazione che hanno visto milioni di donne nelle piazze di tutto il mondo questo 8 marzo sarà: SCIOPERO GLOBALE DELLE DONNE.

Lanciato dalle consorelle argentine,ha raccolto l'adesione di 22 paesi perchè in differenti luoghi e contesti si vive analoga condizione di subalternità e violenza per tutte noi.

Siamo convinte che la violenza contro le donne non si combatte con l'inasprimento delle pene, ma con una trasformazione radicale della società e scioperiamo per affermare la nostra forza ;per la piena applicazione della convenzione di Istanbul contro ogni forma di violenza da quella economica alle molestie sessuali, a quella fisica e psicologica. Rivendichiamo il diritto di autodeterminazione per uscire da relazioni violente;per un salario equiparato a quello degli uomini;non accettiamo che una donna in quanto tale debba accontentarsi di un salario da fame magari perchè migrante. Vogliamo essere libere di muoverci e di restare e contro ogni frontiera chiediamo permesso,asilo,diritti e cittadinanza.

Ma scioperiamo soprattutto per distruggere la cultura della violenza attraverso la formazione e perchè l'educazione alla differenza sia praticata dall'asilo nido all'università.

COME SCIOPERARE L'8 MARZO

Abbiamo condizioni di lavoro e di vita diverse e per praticarlo concretamente elenchiamo alcune possibilità che ognuna può attuare nel suo piccolo:lo sciopero del consumo (niente spesa,niente festa);astensione dal lavoro perché è garantita la copertura sindacale nel pubblico e nel privato;adesione simbolica e sciopero del digitale (non entrare nei social network). Lo sciopero lo rivolgiamo soprattutto a noi donne ma ci sembra importante iniziare a costruire per quel giorno un supporto mutualistico anche con l'altro genere e con le lavoratrici e lavoratori con cui siamo in relazione.
UNO SCIOPERO contro ogni tipo di violenza, razzismo, omofobia, contro muri e frontiere. Insieme alle donne migranti. L’indicazione globale è quella di far pendere striscioni da ogni ponte in cui evidenziare il ripudio di gabbie e confini. Contenuti e simboli (la matrioska, il nero e fucsia come colori per riconoscersi) sono comuni, definiti a partire dalla grande manifestazione del 26 novembre (oltre 200.000 persone) in due assemblee nazionali. Le forme e le iniziative possono variare, anche una semplice comunicazione può servire: messaggi, chiacchiere, post su fb e su twitter

Non una di meno. Il movimento in marcia verso lo sciopero globale dell’8 marzo, a cui partecipano 40 paesi. La giornata di mobilitazione prevede 24 ore di astensione dal lavoro produttivo e riproduttivo. La violenza maschile contro le donne – dice il movimento – non si combatte con l’inasprimento delle pene (come l’ergastolo per gli autori dei femminicidi in discussione alla Camera), ma con una trasformazione radicale della società: con la lotta, quindi, concreta e simbolica contro un fenomeno strutturale che controlla e condiziona ogni ambito della vita delle donne: in famiglia, al lavoro, a scuola, negli ospedali, in tribunale, sui giornali, per la strada.

Nessun commento: