venerdì 21 aprile 2017

Free Gabriele Del Grande

Gabriele è libero, il popolo turco continua a essere sotto il tallone di ferro di Erdogan.

25 aprile festa della liberazione: Libertà per il popolo turco, via il fascista-islamista Erdogan

Conferenza stampa ore 12 davanti alla Breda meccanica di Brescia (Leonardo-Finmeccanica) via Lunga 2

La bandiera turca continua a sventolare sulla Breda.

Flash mob alla Breda-Finmeccanica di Brescia martedì 25 aprile ore 11,30

La detenzione di Gabriele Del Grande porta ancora una volta alla ribalta lo spregio dei diritti delle persone e l'intimidazione alla libera informazione del regime di Erdogan; spregio già ampiamente visto nella quotidiana repressione della popolazione locale (soprattutto curda) o nelle disumane condizioni di vita nei campi profughi turchi (finanziati dall’Unione Europea).

organizza "Sinistra Anticapitalista - Brescia"

Italia e Turchia, affari di sangue.  Tra i governi italiani e Erdogan c'è uno sporco gioco.
Interrompere subito le collaborazioni e forniture militari a Erdogan

La detenzione di Gabriele Del Grande ha portato ancora una volta alla ribalta lo spregio dei diritti delle persone e l'intimidazione alla libera informazione del regime di Erdogan; spregio già ampiamente visto nella quotidiana repressione della popolazione locale (soprattutto curda) o nelle disumane condizioni di vita nei campi profughi turchi (finanziati dall’Unione Europea).
Mentre tantissimi italiani si sono mobilitati per il rilascio di Del Grande, sia lo Stato che le aziende italiane continuano a fornire alla Turchia supporto e strumenti tecnici e militari.
Le esportazioni di armi italiane, in continua espansione, vedono la Turchia come uno dei principali sbocchi, nonché terreno di intrecci e partnership industriali. Ed ovviamente il capitalismo bresciano non può mancare ad un tavolo così ricco. Vediamo così Leonardo-Finmeccanica, tramite una sussidiaria in Turchia, mettere a disposizione del regime “soluzioni di difesa Land, Air e Naval” e “collaborare con autorità di law enforcement”; oppure fornire missili tramite la partecipazione nell’italo-francese Eurosam; od ancora elicotteri militari T129 tramite la concessione di licenze.
Non è da meno la bresciana Beretta, fiore all’occhiello del made in Italy: sfrutta i propri stabilimenti turchi per eludere le legislazioni restrittive sull’export di armi; infatti dalla Turchia il gruppo Beretta fornisce clienti in altri 40 paesi del mondo. Inoltre la Beretta concede su licenza la produzione di cloni della Beretta 92 adottati dalle Forze Armate turche.
Un altro esempio di intreccio tra capitalismo armiero italiano e turco è la storica azienda bresciana “Vincenzo Bernardelli", dopo l’acquisizione nel ‘98 da parte del gruppo turco Sarsilmaz. Lo stesso anno Amnesty International, chiedeva allo Stato italiano di rispettare “la legge 185 del 1990 con cui si è impegnata a non vendere armi a Paesi responsabili di violazioni dei diritti umani”.
A parole richiesta di liberazione di Gabriele, nei fatti continua collaborazione affaristica e militare col regime islamofascista di Erdogan.

Il documentarista italiano è detenuto in Turchia da giorni (così come altri 150 giornalisti), non può nominare un avvocato e non è accusato di nulla. Il regista ha iniziato uno sciopero della fame per denunciare quel che gli sta accadendo, il 2 maggio manifestazione a Roma per la sua liberazione e la libertà di informazione
Gabriele del Grande deve continuare a lavorare

Gabriele Del Grande è da lunedì gentile ospite delle autorità turche, fermato nella provincia di Hatay e in stato di fermo e, dicono fonti diplomatiche, in procinto di essere espulso perché non avrebbe avuto le carte necessarie per fare interviste al confine con la Siria. Gabriele era nella zona per scrivere parte del suo nuovo libro “Un partigiano mi disse“, in cui vuole raccontare la guerra in Siria e la nascita dell’ISIS.

Gabriele Del Grande è un giornalista e ricercatore diventato giustamente famoso per Fortress Europe, un sito e progetto di documentazione sui disastri dell’immigrazione clandestina, dei morti in mare e così via che ha prodotto e continua a produrre la “Fortezza Europa”. Nel 2014 è uscito col film “Io sto con la sposa” che racconta le vicende di profughi siriani che fanno finta di andare a sposarsi in Svezia. Un film di forte denuncia dei disastri dell’immigrazione clandestina e delle assurde leggi di limitazione delle possibilità di movimento degli Esseri Umani.

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