mercoledì 19 novembre 2014
In Italia diritto e giustizia vanno da parti opposte
La Cassazione su Eternit, condanna annullata: reati prescritti
La sentenza dopo due ore di camera di consiglio. Accolta la richiesta del pg Francesco Iacoviello. I parenti delle vittime: "Vergogna, vergogna". Il pm Guariniello non si arrende: "Il reato c'è, non è un'assoluzione. Ora possiamo aprire il capitolo degli omicidi"
19 novembre 2014. Annullata senza rinvio per intervenuta prescrizione del reato di disastro ambientale la sentenza della Corte d'appello di Torino sulla strage dell'Eternit. La Suprema Corte dopo appena due ore di camera di consiglio ha accolto la richiesta del procuratore generale, Francesco Iacoviello, nell'udienza del maxi processo Eternit che si è aperta questa mattina davanti alla prima sezione penale della Cassazione, presieduta da Arturo Cortese. "Annullamento senza rinvio della condanna a 18 anni per Stephan Schmidheiny perché tutti i reati sono prescritti". E' quel che aveva chiesto a sorpresa il pg. E poche ore dopo è arrivata la conferma. "Vergogna, vergogna", hanno urlato i tanti presenti subito dopo la lettura del verdetto che cancella anche il diritto a tutti i risarcimenti per i familiari delle vittime e le istituzioni locali.
La sentenza è stata accolta con incredulità dai molti parenti delle vittime e molti rappresentanti delle istituzioni che si sono occupate delle morti per amianto e che erano in aula. "Sono sconvolta. Siamo dispiaciuti e increduli ho bisogno di qualche ora per capire come reagire, devo discutere con la giunta prima di prendere qualunque provvedimento", ha detto il sindaco di Casale Monferrato, Concetta Palazzetti.
Nell'aula magna di piazza Cavour a Roma c'erano tantissimi familiari delle vittime di Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli. Figli e nipoti di operai o semplici cittadini che sono morti di mesotelioma pleurico, il tumore provocato dall'inalazione di polveri d'amianto, nei quattro stabilimenti italiani della multinazionale elvetico-belga.
Non si arrende il pm Raffaele Guariniello: "Non bisogna demordere. Non è una assoluzione. Il reato c'è. E adesso possiamo aprire il capitolo degli omicidi". "La Cassazione - ha aggiunto - non si è pronunciata per l'assoluzione. Il reato evidentemente è stato commesso, ed è stato commesso con dolo. Abbiamo quindi spazio per proseguire il nostro procedimento, che abbiamo aperto mesi fa, in cui ipotizziamo l'omicidio". "Questo non è - ha concluso il magistrato - il momento della delusione, ma della ripresa. Noi non demordiamo".
"All'Inail i costi per le sole prestazioni mediche ai lavoratori colpiti dalle patologie provocate dall'amianto sono costate 280 milioni di euro che non si recupereranno più perché il verdetto della Cassazione ha demolito in radice questo processo", ha commentato l'avvocato generale dell'Inail, Giuseppe Vella.
Ora l'Inail, così come l'Inps, è stata condannata al pagamento delle spese legali, la cui cifra per ora non è nota. I due enti avevano fatto ricorso per non essere stati ammessi come parte civile dalla Corte di appello di Torino. Condannato a pagare le spese legali anche un parente di una delle vittime dell'amianto che era stato
escluso dal diritto degli indennizzi
La sentenza dopo due ore di camera di consiglio. Accolta la richiesta del pg Francesco Iacoviello. I parenti delle vittime: "Vergogna, vergogna". Il pm Guariniello non si arrende: "Il reato c'è, non è un'assoluzione. Ora possiamo aprire il capitolo degli omicidi"
19 novembre 2014. Annullata senza rinvio per intervenuta prescrizione del reato di disastro ambientale la sentenza della Corte d'appello di Torino sulla strage dell'Eternit. La Suprema Corte dopo appena due ore di camera di consiglio ha accolto la richiesta del procuratore generale, Francesco Iacoviello, nell'udienza del maxi processo Eternit che si è aperta questa mattina davanti alla prima sezione penale della Cassazione, presieduta da Arturo Cortese. "Annullamento senza rinvio della condanna a 18 anni per Stephan Schmidheiny perché tutti i reati sono prescritti". E' quel che aveva chiesto a sorpresa il pg. E poche ore dopo è arrivata la conferma. "Vergogna, vergogna", hanno urlato i tanti presenti subito dopo la lettura del verdetto che cancella anche il diritto a tutti i risarcimenti per i familiari delle vittime e le istituzioni locali.
La sentenza è stata accolta con incredulità dai molti parenti delle vittime e molti rappresentanti delle istituzioni che si sono occupate delle morti per amianto e che erano in aula. "Sono sconvolta. Siamo dispiaciuti e increduli ho bisogno di qualche ora per capire come reagire, devo discutere con la giunta prima di prendere qualunque provvedimento", ha detto il sindaco di Casale Monferrato, Concetta Palazzetti.
Nell'aula magna di piazza Cavour a Roma c'erano tantissimi familiari delle vittime di Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli. Figli e nipoti di operai o semplici cittadini che sono morti di mesotelioma pleurico, il tumore provocato dall'inalazione di polveri d'amianto, nei quattro stabilimenti italiani della multinazionale elvetico-belga.
Non si arrende il pm Raffaele Guariniello: "Non bisogna demordere. Non è una assoluzione. Il reato c'è. E adesso possiamo aprire il capitolo degli omicidi". "La Cassazione - ha aggiunto - non si è pronunciata per l'assoluzione. Il reato evidentemente è stato commesso, ed è stato commesso con dolo. Abbiamo quindi spazio per proseguire il nostro procedimento, che abbiamo aperto mesi fa, in cui ipotizziamo l'omicidio". "Questo non è - ha concluso il magistrato - il momento della delusione, ma della ripresa. Noi non demordiamo".
"All'Inail i costi per le sole prestazioni mediche ai lavoratori colpiti dalle patologie provocate dall'amianto sono costate 280 milioni di euro che non si recupereranno più perché il verdetto della Cassazione ha demolito in radice questo processo", ha commentato l'avvocato generale dell'Inail, Giuseppe Vella.
Ora l'Inail, così come l'Inps, è stata condannata al pagamento delle spese legali, la cui cifra per ora non è nota. I due enti avevano fatto ricorso per non essere stati ammessi come parte civile dalla Corte di appello di Torino. Condannato a pagare le spese legali anche un parente di una delle vittime dell'amianto che era stato
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