martedì 2 dicembre 2014

L'ospedale di Gavardo non applica la legge 194

Da troppi anni nell'ospedale di Gavardo si effettuano interruzioni di gravidanza solo 1 volta al mese, perché ci sono il 100% di obiettori

PRESIDIO FUORI DALL’OSPEDALE DI GAVARDO
SABATO 6 DICEMBRE dalle h.10 alle h. 12

La legge 194 del 1978  è stata una grande conquista del movimento delle donne. Ha quasi del tutto cancellato l’aborto clandestino e ha promosso “la procreazione cosciente e responsabile”. La sua applicazione è stata progressivamente avversata utilizzando strumentalmente e ideologicamente il ricorso alla obiezione di coscienza.
Dal rapporto del Ministero della Salute che fotografa la situazione del 2012 risulta che sono stati obiettori più di 2 ginecologi su 3 (69,6%), la metà degli anestesisti (47,5%) e la metà del personale non medico.
Sappiamo quanto sia infida la scelta per molti medici e personale sanitario ricorrere a questa prerogativa, ostacolando  di fatto la piena attuazione di una legge che ha messo fine agli aborti clandestini nonché a pellegrinaggi all’estero. Tutti sanno che per molti di loro l’obiezione è motivo di convenienza professionale, anche solo per evitare i rischi e le implicazioni organizzative di un servizio in più da svolgere, magari ostativo alla carriera. Cosi i medici non obiettori si trovano soli a reggere un carico di lavoro e uno stress supplementare senza il minimo supporto da parte delle amministrazioni ospedaliere. Se le obiezioni di coscienza sono aumentate negli anni significa che questi medici non sono stati sufficientemente sostenuti e valorizzati. Anzi!
La Regione Lombardia e i suoi Direttori generali hanno spesso ignorato questi problemi.
Le donne con determinazione hanno anche combattuto per l’istituzione dei consultori: luoghi di confronto e spazio partecipato per trovare risposte sulle scelte di vita sessuale, sul sostegno alla maternità e genitorialità, sulla prevenzione.
Ora ci troviamo di fronte a tagli indiscriminati che ne hanno ridotto il numero, modificato la loro natura e dal 2001 la Regione Lombardia ha introdotto i ticket, prevedendo l'esenzione per gravidanza e per disoccupazione, ma non per la contraccezione, nonostante la legge istitutiva dei consultori prevedesse la gratuità di tutte le prestazioni. Dal 2013 è necessaria la prescrizione per accedere alle prestazioni sanitarie del consultorio e l'ASL di Brescia ha esteso il ticket a giovani e puerpere. (VERGOGNA!)
Il principio di autodeterminazione affermato dalle donne è più che mai attuale, riguarda la vita affettiva, sessuale ed economica.
Se siamo qui oggi è per affermare che indietro non si torna. Gli ospedali pubblici devono garantire la piena attuazione delle legge, i privati convenzionati non possono sottrarsi agli obblighi per cui percepiscono denaro pubblico, i consultori devono ritornare ad essere luoghi di partecipazione per le donne, gratuiti e capillari.

MEDICINA DEMOCRATICA Sezione di Brescia
Aderiscono: CGIL CAMERA DEL LAVORO- Brescia, CGIL F.P. Brescia ,” Libertà e Giustizia” -Brescia, COBAS- Brescia, SNOQ- Brescia, “Donnenellacrisi” Brescia, P.C.L.-Brescia, Sinistra Anticapitalista-Bs, P.R.C. Brescia, SEL, Pdci

Nessun commento: