domenica 22 marzo 2015

22 marzo: Giornata mondiale dell'acqua

22 marzo 2015: A che punto siamo sull'acqua in Italia

A giugno 2011 oltre 26 milioni di italiani hanno votato per portare l'acqua fuori da logiche di profitto e di mercato.
A distanza di quasi 4 anni si può affermare che quella straordinaria vittoria ha segnato un passaggio epocale di rifiuto dei processi di mercificazione dell'acqua e dei beni comuni, oltre ad aver messo un freno alle privatizzazioni, anche grazie all'attenzione dei comitati per l'acqua che non si è mai smorzata. L'attuale Governo, in continuità con quelli precendenti, sta però rilanciando un piano che prevede la messa sul mercato della gestione dell'acqua e degli altri servizi pubblici locali, incentivando aggregazioni e dismissioni delle aziende partecipate dagli Enti Locali.
Con il decreto “Sblocca Italia” e con la legge di stabilità si incentivano infatti processi di aggregazione, fusione e dismissione delle partecipate dagli Enti Locali, a vantaggio dei quattro colossi multiutilities attuali - A2A, Iren, Hera e Acea - già collocati in Borsa. Il DDL Madia, inoltre, in discussione in questi giorni al Senato, se approvato nell'attuale versione, rappresenta un'ulteriore delega al Governo con indicazioni precise volte al rilancio dei processi di privatizzazione.
A queste direttive politiche si è affiancato in questi anni l'operato dell'AEEGSI, che ha formulato un nuovo metodo tariffario tramite il quale, oltre a reinserire sotto mentite spoglie la remunerazione del capitale investito, consente ai gestori ampi margini di profitto, e che sta comportando ingenti aumenti tariffari.
Solo nel 2013 le tariffe sono infatti cresciute del 7,4% e negli ultimi 10 anni dell'85%, senza contare l'operazione che ha permesso ai gestori d'inserire nella bolletta idrica conguagli retroattivi fino al 2006. Tutto ciò nonostante annualmente si registrino utili ingenti che non vengono reinvestiti nel servizio ma in larga parte prelevati dagli azionisti come dividendi: i famosi investimenti quindi non aumentano affatto con la partecipazione dei privati!
In questo quadro l'azione dei comitati per l'acqua non si è affatto fermata: in decine di territori sono in corso vertenze per la ripubblicizzazione, con successi come quello di ABC Napoli, della legge regionale del Lazio, e del percorso avviato a Reggio Emilia. Altrettante vertenze si stanno purtroppo aprendo contro nuovi tentativi di privatizzazione: dalla Sardegna a Bologna, passando per il processo di fusione con il quale si intende consegnare ad Acea la gestione dell'acqua di gran parte del Centro Italia.
A partire dal 2012 il Forum Italiano dei Movimenti per l'acqua ha inoltre messo in atto la campagna di obbedienza civile per l'eliminazione dalla bolletta idrica della quota di profitto abrogata dai referendum di giugno 2011 a cui hanno aderito migliaia di cittadini ed è tutt'ora in corso in diversi territori. Sullo stesso tema è stato promosso anche un ricorso al TAR della Lombardia, che ha già emesso una sentenza sulla quale il Forum ha presentato ricorso in appello al Consiglio di Stato.
A livello europeo, nel 2012/2013, il Forum ha partecipato all’ECI (European Citizens Initiative) “L'acqua è un diritto umano”, un'iniziativa promossa dalla Rete Europea per l'Acqua per la quale sono state raccolte oltre 1 milione e ottocentomila firme per proporre alla Commissione Europea un provvedimento legislativo che escluda l'acqua e i servizi igienici dalle "norme del mercato interno" e dalla liberalizzazione. E proprio dal 22 al 24 marzo una delegazione italiana sarà a Bruxelles per partecipare ad una mobilitazione europea per il diritto all'acqua.
Dall'autunno 2014 il FIMA ha inoltre dovuto fronteggiare un inasprimento nella pratica sui distacchi idrici per morosità, che ha dato origine a campagne di pressione nei confronti di sindaci, gestori e parlamentari ma, soprattutto, ha visto diffondersi in tutta Italia esperienze di resistenza autorganizzata.
Dopo la vittoria referendaria si è anche arricchito il rapporto con altri movimenti e realtà in lotta per i beni comuni e la giustizia ambientale: dalla rete contro lo Sblocca Italia al percorso verso la COP 2015, nella consapevolezza di quanto i temi ambientali e sociali siano profondamente legati.
Infine, in una situazione che vede i movimenti sociali in generale sempre più sotto attacco, anche il Forum dell'acqua si scontra con una logica che intende mettere tutto a profitto: la sede nazionale del Forum, che è stato ed è continuamente attraversato da tantissimi attivisti, è infatti attualmente sotto minaccia di sgombero. 


Per difendere questo spazio di democrazia il FIMA ha lanciato un appello: http://www.acquabenecomune.org/petizione-sgombero
 
Il cammino per il diritto all'acqua pubblica e di qualità è ancora lungo, ma non si arresta!



I nuovi processi di privatizzazione e finanziarizzazione dell'acqua e dei beni comuni.
Dal decreto “Sblocca Italia” alla legge di stabilità, passando per la “spending review”
E' possibile affermare che il piano attraverso il quale il Governo intende rilanciare con forza il processo di privatizzazione e finanziarizzazione dei beni comuni seguirà tre assi fondamentali, già indicati nel DEF (Documento di Economia e Finanza 2014): a) cessione di quote statali delle grandi aziende; b) razionalizzazione delle aziende partecipate dagli enti locali, seguendo lo slogan "riduzione da 8.000 a 1.000"; c) dismissione del patrimonio pubblico.

Per quanto concerne i servizi pubblici locali e, quindi, anche il servizio idrico, tale progetto si ispira direttamente al programma sulla "spending review" il quale prevede aggregazioni e fusioni individuando dei poli aggregativi nelle grandi multiutilities. A riguardo il Governo ha messo in campo una rinnovata strategia comunicativa che si ammanta della propaganda di riduzione degli sprechi e dei costi della politica.

Due sono i provvedimenti legislativi che il Governo ha messo in campo:


- il decreto "Sblocca Italia", convertito in legge a colpi di fiducia lo scorso 5 novembre, costruisce un piano complessivo di aggressione ai beni comuni tramite il rilancio delle grandi opere, misure per favorire la dismissione del patrimonio pubblico, l'incenerimento dei rifiuti, nuove perforazioni per la ricerca di idrocarburi e la costruzione di gasdotti, oltre a semplificare e deregolamentare la procedura delle bonifiche.
Inoltre, contiene delle norme che, modificando profondamente la disciplina riguardante la gestione dell'acqua, mirano di fatto alla privatizzazione del servizio idrico.
In particolare l'articolo 7 modifica quella parte del Testo Unico Ambientale (D. lgs 152/2006) che riguarda la gestione del servizio idrico integrato. Tre appaiono le modifiche più pericolose:
1. modifica del principio cardine su cui si basava la disciplina, ovvero passaggio da "unitarietà della gestione" a "unicità della gestione" (comma 1, lettera b) punto 3) dell'art. 7);
2. imposizione progressiva del gestore unico per ogni ambito territoriale che sarà scelto tra chi già gestisce il servizio per almeno il 25 % della popolazione che insiste su quel territorio (comma 1, lettera d)  e lettera i) dell'art. 7, ovvero le grandi aziende e/o multiutilities;
3. imposizione al gestore che subentra di corrispondere a quello uscente un valore di rimborso definito secondo i criteri stabiliti dall’AEEGSI, ciò rischia di rendere più onerosi e quindi difficoltosi i processi di ripubblicizzazione (ad es. caso di Reggio Emilia) (comma 1, lettera f) punto 2 dell'art. 7).
Anche questo provvedimento, quindi, appare ispirarsi agli stessi principi della "spending review", ovvero individuare dei poli aggregativi nelle grandi aziende e multiutilities. Ciò si configura come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano di privatizzazione e finanziarizzazione dell'acqua e dei beni comuni che il Governo ha poi definito compiutamente con la legge di stabilità.
 

- La legge di stabilità il cui l'articolo 43 "Razionalizzazione delle società partecipate locali" da una parte limita l'affidamento "in house" (nella sua concezione comunitaria, quindi, sia ad S.p.A a totale capitale pubblico che ad aziende speciali) rendendolo oneroso per le casse degli Enti Locali e dall'altra favorisce le privatizzazioni incentivando la cessione di quote e più in generale le operazioni di fusione.
Infatti, si stabilisce:
1. l'obbligo per l'ente locale, che effettua la scelta "in house", ad accantonare "pro quota nel primo bilancio utile" e ogni triennio una somma pari all'impegno finanziario corrispondente al capitale proprio previsto (comma 1, lettera a), art. 43);
2. in caso di fusioni e acquisizioni si rende possibile l'allungamento delle concessioni per il gestore subentrante, oltre a poter vedere rideterminati i criteri qualitativi di offerta del servizio (comma 1, lettera b), art. 43);
3. che i finanziamenti derivanti da risorse pubbliche debbono essere prioritariamente assegnati ai gestori privati (per esattezza quelli selezionati tramite gara) o a quelli che hanno deliberato aggregazioni societarie (comma 1, lettera c), art. 43). Ovvero le risorse pubbliche devono essere date in primo luogo ai privati o a quei soggetti in via di privatizzazione.
4. che gli enti locali possono usare fuori dai vincoli del patto di stabilità i proventi dalla dismissione delle partecipazioni (comma 1, lettera d), art. 43), ma tale disposizione non si applica per spese relative ad acquisti di partecipazioni, ovvero non sarà possibile utilizzare questo incentivo per riacquistare quote da privati e quindi ripubblicizzare.
 

In questo nuovo scenario diversi sono i soggetti interessati a investire nei servizi pubblici locali, ma il regista sembra unico, ovvero Cassa Depositi e Prestiti, attraverso finanziamenti diretti (3 miliardi di euro già investiti nel triennio 2011–2013) o con i propri fondi equity FSI (500 milioni a disposizione per favorire le fusioni territoriali) e F21 (già attivo nei servizi idrici, nella distribuzione del gas, energie rinnovabili, rifiuti, in autostrade, aeroporti e tlc). Il tutto con interessanti joint venture con capitali stranieri, a partire dal colosso cinese State Grid Corporation of China, che, con la benedizione estiva di Renzi, ha acquisito il 35% di Cdp Reti, la società di Cassa Depositi e Prestiti, che tiene in pancia il 30% di Snam (gas) e il 29,85% di Terna (energia elettrica).

Sembra evidente, dunque, come questa legge di stabilità, in maniera più esplicita del decreto "Sblocca Italia", indichi la direzione della privatizzazione dei servizi pubblici, incentivando esplicitamente le dismissioni di quote dei comuni e favorendo economicamente i soggetti privati e i processi di aggregazione. Si arriverebbe, quindi, a costruire un vero e proprio ricatto nei confronti degli Enti Locali i quali, oramai strangolati dai tagli, sarebbero spinti alla cessione delle loro quote al mercato azionario, giungendo così a relegarli esclusivamente ad un ruolo di “controllo” esterno o con quote di assoluta minoranza.

Il combinato disposto dei due provvedimenti costruisce, quindi, un meccanismo per cui, attraverso processi di aggregazione e fusione, i quattro colossi multiutilities attuali - A2A, Iren, Hera e Acea - già collocati in Borsa, potranno inglobare tutte le società di gestione dei servizi idrici, ambientali ed energetici, divenendo i “campioni” nazionali in grado di competere sul mercato globale.
Ciò si configurerebbe come una reale regressione ai primi del novecento quando a gestire l'acqua e i servizi pubblici erano pochi monopoli privati.

Nella medesima direzione vanno le norme inserite negli articoli 14 e 15 del cosiddetto disegno di legge delega Madia "Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche", attualmente in discussione al Senato. Se approvate nell'attuale versione consegnano una delega al Governo con indicazioni precise volte al rilancio dei processi di privatizzazione. Infatti, appare sempre più evidente come l'obiettivo ultimo di tale provvedimento sia la limitazione drastica degli affidamenti diretti, quindi la possibilità di gestione pubblica dell'acqua e dei servizi essenziali, attraverso i seguenti punti:

  • il tentativo di limitare drasticamente gli affidamenti diretti (art. 15, comma 1 lettera b);
  • l'incentivo ai processi di aggregazione (art. 15, comma 1 lettera e);
  • la possibile rivisitazione al ribasso dei contratti di servizio (art. 14, comma 1 lettera l) punto 1);
  • la possibilità di commissariamento per le aziende in disavanzo che di fatto sancirebbe l'esautorazione dell'ente locale nella definizione dei piani di rientro (art. 14, comma 1 lettera h);
  • la definizione delle modalità di fallimento delle aziende pubbliche (art. 14, comma 1 lettera a).

Passo dopo passo, si torna indietro. Il Governo Renzi intende costruire la nuova Italia attraverso le vecchie privatizzazioni.
Costruiamo insieme una campagna contro le privatizzazioni e i monopoli privati, per una gestione pubblica e partecipata dell'acqua e dei beni comuni.

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