sabato 21 marzo 2015

Permessi subito



MANIFESTAZIONE – PRESIDIO
SABATO 21 MARZO – ORE 16
PIAZZA LOGGIA – BRESCIA

Permesso subito per tutti e tutte!
Basta razzismo e legge Bossi-Fini. Basta precarietà e austerità!
Le donne e gli uomini immigrati non sono schiavi
da sfruttare nella clandestinità e nel lavoro nero.

I dati sono ora definitivi: la Prefettura di Brescia ha respinto quasi l’80% delle oltre 5mila domande di permesso di soggiorno presentate con la sanatoria del 2012. Al contrario, nel resto d’Italia il 70-80% dei richiedenti ha ottenuto il permesso.
Persino il Ministero dell’Interno ha ammesso che a Brescia la Prefettura ha lavorato male e contro gli immigrati.

Intanto da mesi la Questura applica la legge Bossi-Fini togliendo il permesso a migliaia di immigrati che hanno perso il lavoro e sono diventati più poveri. Come se la crisi fosse colpa loro.

Così, senza permesso, molte migliaia di immigrati, che spesso vivono a Brescia da tanti anni con le loro famiglie, sono costretti a lavorare senza contratto, rischiano in qualsiasi momento l’espulsione, non possono avere una casa in affitto, la residenza, l’iscrizione al servizio sanitario.

Per tutte e tutti gli immigrati e gli antirazzisti è venuto il momento di unirsi e di lottare. Aspettare ancora vuole dire perdere la possibilità di cambiare questa situazione gravissima. Gli avvocati e i costosissimi ricorsi in tribunale non bastano. Non basta un grande corteo di poche ore. Bisogna lottare con coraggio e continuità: così è possibile ottenere i diritti umani e sociali negati.

La causa vera dell’insicurezza sociale che colpisce milioni di italiani e di immigrati è la precarietà del reddito e del lavoro, sono gli sfratti (2mila all’anno a Brescia), è la mancanza di tutele sociali. Ad alimentare l’insicurezza sono le leggi contro i diritti e i salari dei lavoratori, sono i tagli ai servizi sociali, sono le leggi razziste come la Bossi-Fini. Ad imporre l’insicurezza sono le oligarchie al potere che con le politiche di austerità mettono al sicuro solo i loro privilegi, impadronendosi dell’enorme ricchezza che tutti, italiani e immigrati, produciamo. Banche, società finanziarie, grandi industriali, casta politica al loro servizio: sono loro il vero problema sociale, non gli immigrati!

SENZA DIRITTI NON C’E’ SICUREZZA PER NESSUNO

Siamo consapevoli che la sistematica negazione dei diritti fondamentali dei migranti è in buona parte originata dalla legge Bossi-Fini, una legge frutto di una ideologia razzista e discriminatoria entrata in vigore tredici anni fa quando ancora la crisi economica non si era manifestata e, quindi, oltre che figlia di una politica xenofoba, del tutto fuori dal tempo ed oggi più che mai incapace di interpretare ed affrontare il fenomeno migratorio.
Per questo non cesseremo mai di lottare, insieme a tute le realtà antirazziste, per l’abolizione di questa legge.
Tuttavia a Brescia si è dato vita da alcuni anni da parte delle istituzioni, Prefettura e Questura in testa, ad una applicazione della leggi in materia di immigrazione ulteriormente penalizzante che assume caratteristiche di vera e propria persecuzione nei confronti dei migranti che vivono nella nostra provincia.
SANATORIA 2012 – l’80 per cento di domande respinte, a fronte di una media nazionale del 20 per cento, è frutto di una applicazione della legge di emersione che non ha riscontro in nessuna delle altre province italiane. Lo stesso responsabile del Dipartimento Immigrazione del Ministero dell’Interno, in visita a Brescia, ha stigmatizzato le modalità di applicazione della sanatoria da parte della Prefettura. L’”anomalia bresciana” deriva principalmente da due fattori :
- A Brescia sono state considerate prove valide a dimostrare la presenza in Italia antecedente al 31.12.2011 dei lavoratori aspiranti all’emersione solo quelle risalenti ai sei mesi precedenti, senza che nella legge sia in alcun modo previsto un tale limite e quando in tutte le altre province sono state considerate valide anche prove degli anni precedenti il 2011.
Chiediamo che anche a Brescia siano adottati i criteri utilizzati da tutte le altre Prefetture e che tutte le domande di sanatoria respinte a causa della prova ritenuta troppo risalente nel tempo siano riesaminate.
- A Brescia è stata messa in atto una sistematica operazione inquisitoria convocando nelle stazioni dei carabinieri, negli uffici della Polizia Locale e Provinciale e dell’Ispettorato del Lavoro i datori di lavoro e i lavoratori che hanno presentato domanda di emersione; sono stati interrogati sulle modalità di svolgimento del rapporto di lavoro senza alcuna assistenza e senza la presenza di un interprete anche quando si trattava di soggetti con scarsa conoscenza della lingua italiana. Ogni incertezza o imprecisione nelle risposte è stata ritenuta prova della insussistenza del rapporto di
lavoro con conseguente rigetto di centinaia di domande. Il TAR di Brescia ed il Consiglio di Stato hanno affermato recentemente che non ci si può basare, per la valutazione della sussistenza e della conformità del rapporto di lavoro a quanto richiesto dalla legge di emersione sulle sole dichiarazioni rese davanti agli organi di polizia e che eventuali accertamenti sul punto devono essere svolti direttamente dagli uffici della Prefettura.
Chiediamo pertanto che tutte le domande di emersione respinte sulla base di questi discutibili “interrogatori” siano riaperte e riesaminate.

RINNOVO PERMESSI DI SOGGIORNO - La Questura di Brescia sta respingendo migliaia di domande di rinnovo del permesso di soggiorno a causa della crisi economica che riduce i redditi delle famiglie e le possibilità di lavoro. La legge Bossi-Fini, infatti stabilisce che il diritto al soggiorno sia strettamente legato alla disponibilità di una stabile attività lavorativa, condizione utopistica in un mercato del lavoro sempre più precario. Se un immigrato perde il lavoro può ottenere un permesso di soggiorno di un anno per cercare una nuova occupazione, dopo di che perde il diritto a rimanere in Italia anche se residente da molti anni ed anche se in Italia ha costruito una famiglia ed ha tutti i suoi legami sociali ed affettivi.
A Brescia il permesso di soggiorno di un anno per attesa occupazione non viene quasi mai concesso perché la Questura impiega mediamente più di un anno a rinnovare il permesso di soggiorno (quando la stessa legge Bossi-Fini stabilisce un termine massimo di 60 giorni) e quindi il termine di un anno per cercare lavoro viene “consumato” nell’attesa del rinnovo riducendo enormemente le possibilità di trovare una nuova occupazione perché è molto più difficile farsi assumere con un permesso di soggiorno scaduto.
I lunghi tempi di rinnovo, inoltre, sono del tutto incompatibili con le caratteristiche di un mercato del lavoro che offre principalmente contratti precari di breve e brevissima durata. A questo si aggiunge il fatto che la Questura di Brescia, una volta emesso un provvedimento di diniego rifiuta di prendere in considerazione, come invece previsto dalla legge, qualsiasi nuova circostanza costringendo i migranti a rivolgersi al T.A.R. e a sostenere notevoli spese per vedersi riconoscere i propri diritti.
Infine vengono raramente considerate, nell’adozione dei provvedimenti di rifiuto del permesso di soggiorno, le condizioni familiari o di convivenza o le reti di sostegno che possono garantire nei momenti di difficoltà un valido aiuto economico.
Chiediamo che il permesso di soggiorno di un anno per attesa occupazione sia rilasciato a tutti i migranti già titolari di un permesso per lavoro che si ritrovano disoccupati. Chiediamo che a fronte della disponibilità di un contratto di lavoro sia rilasciato il permesso di soggiorno nei tempi stabiliti dalla legge. Chiediamo che siano considerate nella valutazione delle condizioni reddituali il sostegno economico proveniente da familiari, conviventi e parenti anche al di là dei limiti previsti per il ricongiungimento familiare.

RESIDENZA – L’iscrizione all’anagrafe della popolazione residente è la condizione di accesso a molti diritti di cittadinanza quali il diritto all’assistenza sociale e alla piena assistenza sanitaria. Per ottenere la residenza la legge prevede che sia sufficiente dimostrare di risiedere abitualmente nel territorio del comune nel quale si chiede l’iscrizione. Tuttavia molti Comuni della provincia e lo stesso Comune di Brescia pongono una serie di ostacoli alla concessione della residenza ai cittadini migranti riservando loro procedure diverse e più complicate per la presentazione della richiesta rispetto ai cittadini italiani o richiedendo il requisito della idoneità alloggiativa che non è previsto dalla legge italiana quale condizione per la concessione della residenza.
Chiediamo che siano eliminati tutti gli ostacoli burocratici e normativi alla concessione della residenza ai cittadini migranti che risiedono nel comune di Brescia e nei comuni della provincia.

FAMIGLIA E MINORI
Si sono moltiplicati in questi anni i casi di minori sottratti alle loro famiglie e dati in affido ai servizi sociali, a famiglie affidatarie e, nei casi più estremi, dati in adozione. Sono attualmente 40.000 in tutta Italia e riguardano sia famiglie italiane che straniere. L’incremento di questi casi è anche dovuto alla crisi economica che rende più difficile per le famiglie garantire ai figli adeguate condizioni economiche ed alloggiative. Le leggi italiane in materia sono adeguate ma il loro corretto funzionamento dipende molto da come vengono allocate le risorse economiche destinate al sostegno familiare e dei minori. Queste risorse vengono indirizzate principalmente alle comunità di accoglienza per minori (560 milioni di euro versati ogni anno dallo Stato, 200 euro al giorno per ogni minore) anziché al potenziamento dell’assistenza alle famiglie snaturando così il ruoli dei servizi sociali che rischiano di assumere sempre più un ruolo di ispezione e controllo anziché di assistenza e di sostegno intrafamiliare.
Questa situazione è particolarmente grave per le famiglie migranti poiché entrano in gioco anche diversità culturali che spesso generano conflitti tra le famiglie ed i servizi sociali portando le prime ad entrare in una spirale dalla quale è difficile uscire. Per questo è importante potenziare le figure e gli ambiti di mediazione coinvolgendo anche, come previsto dalla legge, i consolati di appartenenza delle famiglie migranti che si trovano in difficoltà nella gestione dei figli minori.
Le comunità più colpite da questo problema sono, ovviamente, quelle di più antico insediamento sul territorio italiano come, a Brescia, la comunità senegalese.
Chiediamo che le risorse economiche destinate all’assistenza dei minori siano utilizzate per potenziare gli aiuti alle famiglie in difficoltà ed una maggiore prudenza nell’adozione di provvedimenti di affido extrafamiliare e che in caso di segnalazioni di problemi inerenti le capacità genitoriali nelle famiglie migranti siano utilizzati ambiti di mediazione e siano attivati i contatti con le autorità consolari del Paese d’origine.
Infine, non possiamo dimenticare le responsabilità di questa situazione che vede la provincia bresciana essere una delle prime per numero di migranti e tra le ultime nel riconoscimento e nella tutela dei loro diritti.
La figura istituzionale che più di ogni altra ha in questi anni rappresentato la continuità di una politica vessatoria nei confronti dei migranti è il Prefetto Narcisa Brassesco Pace. Nel corso della sua insolitamente lunga presenza a capo della Prefettura, ha mostrato di essere sorda ad ogni istanza proveniente dalle comunità migranti, dalle associazioni e dai sindacati mentre lo Sportello Unico per l’Immigrazione della Prefettura si è caratterizzato per la totale inefficienza.
Qualsiasi percorso che abbia come obiettivo il rispetto dei migranti nel territorio bresciano e l’affermazione dei loro diritti non può prescindere da un cambiamento nel governo della Prefettura.

Brescia, 19 marzo 2015. Associazione Diritti per tutti, Coordinamento immigrati CGIL, Associazione Culturale islamica Muhammadiah, Associazione dei senegalesi di Brescia e provincia

1 commento:

Sinistra a Gussago ha detto...

comunicato dell'Associazione "Diritti per tutti":

LA PRIMAVERA DEI DIRITTI SOCIALI è INIZIATA

Sabato 21 marzo, dopo la chiusura di piazza Loggia ed il dispositivo di repressione messo in atto dalla questura, è partito un corteo in seguito al quale le associazioni dei migranti ed antirazziste hanno occupato il quadriportico di Piazza Vittoria

Domenica 22 marzo, il presidio viene sgomberato alle 7,40; qualche ora dopo la maggior parte dei fermati viene rilasciata, 4 immigrati pakistani sono invece tuttora in stato di fermo, 3 rischiano la reclusione nei Cie, lager per migranti, uno l’espulsione immediata.

Nel pomeriggio la rabbia e l’indignazione portano in piazza Loggia, rinconquistata dopo i divieti repressivi, un migliaio di persone.

Prossimo appuntamento lunedì 23 marzo h 17 piazza Loggia

LA LOTTA E’ INARRESTABILE