lunedì 6 luglio 2015
OXI, HELLAS!
Festeggiamo la vittoria del No in Grecia.
No alla Austerità
Si alla Democrazia
Lunedi 6 luglio ore 20.30 - Piazza Rovetta , Brescia
La vittoria del NO non è solo una vittoria del governo e del
popolo greco. E’ una vittoria di tutti gli europei che non hanno voluto smettere
di credere nella democrazia.
La paura è stata sconfitta.
Clamorosamente. Il tentativo di seminare il terrore
nell’elettorato, da parte dei principali esponenti delle istituzioni europee, a
cominciare dal Governatore della BCE Mario Draghi (che togliendo l’ossigeno
finanziario alle banche e al popolo greco si è assunto una responsabilità
personale gravissima), è fallito. Di fronte all’aggressione violenta (anche se
realizzata con i mezzi apparentemente incruenti della finanza) dei principali
poteri europei i greci hanno dato una straordinaria prova di civiltà, di
dignità e di coraggio che è insegnamento per tutti noi. Occorrevano davvero
degli “eroi omerici” per resistere a quel ricatto, e sono stati all’altezza
della loro storia migliore.
Dopo questo voto Alexis Tsipras assume statura e ruolo di
leader europeo nello scenario mondiale Rappresenta tutti gli europei – e sono
davvero tanti – che non si riconoscono in questa gestione inumana, arrogante,
egoistica e irresponsabile da parte di coloro che – in nome di un dogma
fallimentare - hanno portato l’Europa sull’orlo del disastro, tradendone gli
ideali fondativi, rendendola odiosa agli occhi del suo stesso popolo.
L’Europa è troppo importante per lasciarla nelle mani di
oligarchi di tal fatta.
Il voto greco rivela anche il catastrofico collasso del
socialismo europeo.
La vergognosa posizione assunta da Martin Schultz, offensiva
dello stesso Parlamento Europeo che dovrebbe rappresentare, è un esempio
dell’abisso in cui è caduta la socialdemocrazia tedesca. Le posizioni assunte
dal Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, la sua imbarazzante
performance di fronte alla cancelliera Merkel, gratuita forma di servilismo a
danno degli stessi interessi italiani, è il simbolo di un definitivo degrado politico,
culturale e morale.
Da oggi incomincia una nuova storia per tutte le sinistre
europee, a cominciare dalla nostra. Sta a tutti noi essere all’altezza del
compito.
RENZI CRUMIRO DELLA DEMOCRAZIA
di Giorgio Cremaschi
Sono contento di essermi sbagliato. Pur augurandomi che non
avvenisse, avevo dato per più probabile un successo della Troika nell'imporre
un nuovo memorandum alla Grecia. Avevo fatto paragone con la piccola
Cecoslovacchia che nel 1938 fu costretta a cedere da tutta l'Europa unita con
la Germania. Ero ad Atene, in un incontro internazionale di movimenti di sinistra contro l'euro, quando è arrivata la
notizia dell'indizione del referendum. Mentre la commentavo un compagno greco
mi ha detto: mai sottovalutare la dignità e la fierezza del nostro popolo.
Questo è ciò di cui non avevo tenuto
conto, che il governo di Syriza, che pure aveva concesso molto alla Troika, al
punto da rischiare una terribile spaccatura se le sue proposte fossero state
accettate, non era disposto comunque a concedere la resa. Avevo avuto ragione
sulle reali intenzioni dell'Europa, che mai ha instaurato una trattativa con
Atene, pretendendo sempre la sottoscrizione dei vecchi come di un nuovo
memorandum. Ma avevo sbagliato sulla capacità di dire no della Grecia e per
fortuna.
Il referendum ha avuto il merito di svelare la reale natura
politico economica della governance europea. In questi giorni sono saltate
tutte le mistificazioni fondate sulle esigenze
dei mercati che invece, come han mostrato le Borse, avrebbero apprezzato un accordo anche
generoso verso la Grecia. Paradossalmente ha prevalso la politica, cioè hanno
prevalso gli interessi del sistema di potere costruito attorno alla Germania.
Questo sistema è fondato su due assi strategici, la Germania ed i suoi
satelliti del Nord Europa da un lato, i paesi del Mediterraneo e l' Irlanda,
dall'altro. Questi ultimi non sono semplicemente satelliti della Germania, ma subiscono sempre di più una condizione di
sottomissione neocoloniale. La Francia si barcamena tra questi due assi, desiderosa di collocarsi
tra i satelliti, ma sempre più a rischio di finire tra le colonie. Che in
questi anni sono state al centro di tutte le politiche europee. Se infatti i
paesi PIGS, periferici, debitori, comunque li si voglia definire, avessero
concordato una politica comune verso i paesi più ricchi, questi ultimi
avrebbero dovuto cedere, il sistema euro a trazione tedesca sarebbe andato in
crisi e le politiche di austerità con esso. I debitori coalizzati son sempre
più forti dei creditori. La politica europea della Germania e dei suoi
satelliti ha quindi avuto subito come primo obiettivo quello di impedire la
coalizione dei debitori. E ha realizzato questo obiettivo fondandosi su due
strumenti. La cooptazione subalterna nel sistema di potere europeo dei poteri e
delle caste politiche ed intellettuali locali, la sottomissione ideologica
della maggioranza della popolazione. Il primo obiettivo è stato realizzato
facilmente visto che da tempo i poteri forti dei paesi periferici erano stati
assorbiti nel potere finanziario
occidentale. La vicenda della Fiat in
Italia, diventata un'azienda americana con un manager svizzero che ha imposto
un suo memorandum feroce al lavoro, è il paradigma della grande borghesia del
nostro paese. La corruzione politica dilagante è stata un altro aiuto alla
sottomissione, perché da un lato ha ancora più avvinto alla governance europea
caste politiche bisognose di sostegno e legittimazione, dall'altro ha diffuso
la convinzione che il debito pubblico fosse solo il prodotto di ruberie. E qui
troviamo la campagna ideologica di massa tesa ad inculcare una sorta di auto
razzismo nei popoli dei paesi europei meridionali. Che si dovevano sentire
fannulloni, spendaccioni al di sopra delle proprie possibilità, a cui era
indicato il compito di conformarsi al rigore e alla virtù de popoli del Nord.
Il principale veicolo di questa ideologia sono stati i partiti socialisti e
socialdemocratici, che han permesso alla destra liberale di occupare saldamente
il territorio della vecchia sinistra. Così in tutti i PIGS si sono installati
governi che si sono ben guardati dal costruire una politica fondata sugli
interessi comuni, ma che invece si sono messi tra loro in competizione su chi
fosse il primo della classe nell'eseguire i compiti dettati dalla Germania.
Renzi ha mostrato il volto più maramaldesco
e ripugnante di questa politica a Berlino, ove ha vantato le proprie
credenziali su lavoro e pensioni mentre sbeffeggiava la resistenza greca. Il
nostro capo del governo all'estero ha fatto vergognare di essere italiani come
e più di Berlusconi. Di fronte al coraggio greco Renzi si è mostrato come uno sfacciato crumiro della democrazia.
Nella catena dei governi servili dell'Europa meridionale la
Grecia alla fine è risultato l'anello debole, che si è spezzato prima degli
altri. Il governo Tsipras non voleva uscire dal sistema di potere europeo,
voleva però ricontrattare le condizioni della partecipazione ad esso per il
proprio paese, devastato dai memorandum della Troika. Questo gli è stato
impedito sin dall'inizio nonostante le sue dichiarate ed evidenti
disponibilità. La Grecia ha trattato con la Troika, ma questa non ha mai
trattato con la Grecia. Come nelle più dure e drammatiche vertenze del lavoro
con i padroni delle ferriere, il solo
accordo possibile era la resa. È la resa doveva essere esplicita e manifesta,
non sottobanco. A questo obiettivo in
particolare erano interessati i governi crumiri, Spagna e Italia in testa, che
si sono così rivelati i pugnalatori di ultima istanza del governo greco. Era
infatti chiaro che un successo anche minimale e parzialissimo di Tsipras
avrebbe dato una brusca accelerata alla già palese caduta di consenso di Renzi,
Rajoy e compagnia. Merkel, che pure aveva fatto sperare ai greci in qualche
cosa, ha quindi dovuto negare ogni disponibilità per non scoprire i suoi sudditi meridionali. La Grecia però ha
rifiutato di arrendersi e questo andrà a merito del governo Tsipras.
Grazie al "no" greco siamo entrati nella crisi
manifesta del sistema dell'euro e dell'austerità, il problema è posto e le idee
e le forze per affrontarlo si stan affermando e organizzando in tutta Europa.
Oggi in Grecia domani in Italia.
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