martedì 28 giugno 2016
Quel pasticciaccio brutto ... della fusione A2A - Lgh
Nozze A2A-Lgh senza gara pubblica: l’Anticorruzione apre un’istruttoria
L’Autorità nazionale anticorruzione ha aperto un’istruttoria per «verificare la legittimità dell’acquisizione» del 51% di Lgh da parte di A2A senza una gara pubblica.
Nuove nubi si addensano sulle nozze tra Lgh e A2A. Martedì l’Autorità nazionale anticorruzione ha aperto un’istruttoria per «verificare la legittimità dell’acquisizione» del 51% di Lgh da parte di A2A senza una gara pubblica, accogliendo di fatto l’esposto presentato tre mesi fa dai parlamentari e consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, firmato insieme a 26 cittadini. Nella lettera del dirigente Anac Giuseppe Failla, di cui il Corriere possiede una copia, si chiede a tutti i soci di Lgh, che sono interamente pubblici (Cogeme, Aem Cremona, Asm Pavia, Astem di Lodi, Scs-Crema) «di chiarire le motivazioni ed i riferimenti normativi in base ai quali l’individuazione dell’operatore economico che acquisterà il pacchetto di maggioranza della società è avvenuto a seguito di trattativa privata, senza il previo esperimento di un confronto concorrenziale». Chiede anche se è prevista «un’operazione di fusione tra Lgh e A2A» possibile tra tre anni, quando saranno scaduti i patti parasociali (che vedono 7 consiglieri e l’amministratore delegato scelti da A2A e 6 consiglieri e il presidente nominati da Lgh): «In assenza di un accordo A2A avrà quindi un diritto di opzione per l’acquisto di tutte le quote Lgh».
I soci Lgh ora avranno un mese di tempo per inviare la delibera del Cda che ha autorizzato la vendita delle quote per un corrispettivo di 113 milioni (il 54% in contante e per il 46% in azioni), il contratto sottoscritto tra A2A e Lgh il 4 marzo ed i relativi patti parasociali. Va detto che l’istruttoria Anac non riguarda A2A (alla quale infatti scrive solamente per conoscenza al suo presidente) bensì solo i soci Lgh, che potrebbero infatti rischiare pesanti sanzioni. Fonti autorevoli interne ad Lgh fanno però notare che il provvedimento dell’Anticorruzione non può inficiare la chiusura definitiva dell’operazione, prevista per metà luglio, mentre il responso di Cantone arriverà tra 6 mesi. L’istruttoria rischia però di creare un vero e proprio caso politico. Lo scorso autunno avevano già chiesto una gara pubblica anche i sindaci di Rovato (principale azionista Cogeme) e di Cazzago San Martino, seguiti poi da M5S, dalla Lega Nord e Fratelli d’Italia di Cremona, che hanno parlato di «svendita». Di tutt’altro avviso gli advisor di A2A e Lgh che hanno sempre escluso la necessità di una gara pubblica in quanto non si tratterebbe di una mera fusione, bensì di una partnership in grado di rilanciare i servizi sul territorio della Bassa Padana. Tesi sostenuta anche da molti sindaci Pd (e non solo).
Va ricordato che l’istruttoria Anac fa seguito a quella aperta il 23 maggio dall’Antitrust, secondo la quale «l’operazione appare suscettibile di costituire o rafforzare una posizione dominante di A2A nel mercato della gara per la selezione del soggetto affidatario del servizio di distribuzione del gas naturale nell’Atem di Brescia 3, nonché nel mercato lombardo del trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati, con possibili effetti restrittivi anche nel mercato a monte della raccolta dei rifiuti nei comuni del territorio lombardo». Il parere dell’Agcm è atteso per il 2 luglio ma il presidente di A2A Giovanni Valotti si è già detto fiducioso: «la procedura dell’Antitrust è una cosa fisiologica in operazioni del genere». Ed ha escluso una cessione di asset: «Siamo tranquilli che sia un’operazione compatibile con la tutela della concorrenza».
L’Autorità nazionale anticorruzione ha aperto un’istruttoria per «verificare la legittimità dell’acquisizione» del 51% di Lgh da parte di A2A senza una gara pubblica.
Nuove nubi si addensano sulle nozze tra Lgh e A2A. Martedì l’Autorità nazionale anticorruzione ha aperto un’istruttoria per «verificare la legittimità dell’acquisizione» del 51% di Lgh da parte di A2A senza una gara pubblica, accogliendo di fatto l’esposto presentato tre mesi fa dai parlamentari e consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, firmato insieme a 26 cittadini. Nella lettera del dirigente Anac Giuseppe Failla, di cui il Corriere possiede una copia, si chiede a tutti i soci di Lgh, che sono interamente pubblici (Cogeme, Aem Cremona, Asm Pavia, Astem di Lodi, Scs-Crema) «di chiarire le motivazioni ed i riferimenti normativi in base ai quali l’individuazione dell’operatore economico che acquisterà il pacchetto di maggioranza della società è avvenuto a seguito di trattativa privata, senza il previo esperimento di un confronto concorrenziale». Chiede anche se è prevista «un’operazione di fusione tra Lgh e A2A» possibile tra tre anni, quando saranno scaduti i patti parasociali (che vedono 7 consiglieri e l’amministratore delegato scelti da A2A e 6 consiglieri e il presidente nominati da Lgh): «In assenza di un accordo A2A avrà quindi un diritto di opzione per l’acquisto di tutte le quote Lgh».
I soci Lgh ora avranno un mese di tempo per inviare la delibera del Cda che ha autorizzato la vendita delle quote per un corrispettivo di 113 milioni (il 54% in contante e per il 46% in azioni), il contratto sottoscritto tra A2A e Lgh il 4 marzo ed i relativi patti parasociali. Va detto che l’istruttoria Anac non riguarda A2A (alla quale infatti scrive solamente per conoscenza al suo presidente) bensì solo i soci Lgh, che potrebbero infatti rischiare pesanti sanzioni. Fonti autorevoli interne ad Lgh fanno però notare che il provvedimento dell’Anticorruzione non può inficiare la chiusura definitiva dell’operazione, prevista per metà luglio, mentre il responso di Cantone arriverà tra 6 mesi. L’istruttoria rischia però di creare un vero e proprio caso politico. Lo scorso autunno avevano già chiesto una gara pubblica anche i sindaci di Rovato (principale azionista Cogeme) e di Cazzago San Martino, seguiti poi da M5S, dalla Lega Nord e Fratelli d’Italia di Cremona, che hanno parlato di «svendita». Di tutt’altro avviso gli advisor di A2A e Lgh che hanno sempre escluso la necessità di una gara pubblica in quanto non si tratterebbe di una mera fusione, bensì di una partnership in grado di rilanciare i servizi sul territorio della Bassa Padana. Tesi sostenuta anche da molti sindaci Pd (e non solo).
Va ricordato che l’istruttoria Anac fa seguito a quella aperta il 23 maggio dall’Antitrust, secondo la quale «l’operazione appare suscettibile di costituire o rafforzare una posizione dominante di A2A nel mercato della gara per la selezione del soggetto affidatario del servizio di distribuzione del gas naturale nell’Atem di Brescia 3, nonché nel mercato lombardo del trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati, con possibili effetti restrittivi anche nel mercato a monte della raccolta dei rifiuti nei comuni del territorio lombardo». Il parere dell’Agcm è atteso per il 2 luglio ma il presidente di A2A Giovanni Valotti si è già detto fiducioso: «la procedura dell’Antitrust è una cosa fisiologica in operazioni del genere». Ed ha escluso una cessione di asset: «Siamo tranquilli che sia un’operazione compatibile con la tutela della concorrenza».
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