domenica 9 ottobre 2016
Il "lunedì nero" delle donne polacche
Lo 'sciopero nero' di lunedì ha convinto i conservatori a
votare contro la proposta di legge che avrebbe vietato l'interruzione di
gravidanza in qualsiasi occasione. Ma i limiti rimangono.
Scendere in piazza a volte può servire. Chiedetelo alle
donne polacche, protagoniste del ‘lunedì nero’ di sciopero indetto per
protestare contro l’inasprimento delle leggi anti-aborto, che miravano di fatto
a proibirlo in qualsiasi caso. Due giorni dopo la manifestazione, che ha
coinvolto tutto il Paese e non solo, la commissione parlamentare si è riunita
per votare la proposta di legge. E l’ha respinta.
DIETROFRONT
Una prima vittoria per le donne. La mobilitazione di massa
deve avere infatti particolarmente colpito Diritto e Giustizia, il partito
ultraconservatore che, di fatto, ha fatto dietrofront dopo aver appoggiato la
proposta di legge. Secondo la polizia, le partecipanti alla protesta in tutto
il Paese sarebbero state circa 100 mila, ma probabilmente si tratta di stime al
ribasso. Ewa Kopacz, ex premier di area liberale, ha attribuito alla paura di
vedere le donne scendere per le strade il cambio di rotta.
LA PREMIER SI SMARCA
L’attuale premier Beata Szydlo, dal canto suo, aveva già
tentato il giorno prima di mettere le distanze tra sé e la proposta di legge
precisando che non era stata avanzata dal suo partito, ma su iniziativa
popolare di alcuni gruppi pro-life: «Il governo non ha lavorato né lavorerà su
una legge in vigore cambiando le attuali disposizioni in materia di aborto».
Il «lunedì nero» delle donne polacche manda in tilt il
governo
Divieto di aborto. La protesta costringe il partito di
maggioranza a cercare un compromesso. E ora Sinistra unita con l’aiuto dell’Ue
punta a raccogliere le firme per la liberalizzazione
Improvviso dietrofront del governo di Varsavia: le
manifestazioni delle ultime due settimane, culminate nella protesta del «lunedì
nero» contro la messa al bando incondizionata dell’aborto hanno dato i loro
frutti. Il Senat, la camera alta del parlamento polacco, ha chiesto di fare
marcia indietro alla commissione incaricata di esprimere un parere sul disegno
di legge finito la settimana scorsa sul tavolo del Sejm, la camera bassa del
parlamento polacco.
Negli ultimi giorni migliaia di donne vestite a lutto sono
scese in piazza in molti altri paesi. L’onda anomala del Black Monday ha
raggiunto anche Bruxelles, con almeno 500 manifestanti di fronte agli uffici
Ue. E ieri il parlamento europeo è tornato ad occuparsi per l’ennesima volta
della Polonia.
Gli spin doctors del PiS – il partito di governo – sanno che
il divieto totale di aborto porterebbe a un crollo di popolarità per la
formazione fondata dai fratelli Kaczynski. Tale provvedimento, invero, non era
farina del sacco del governo ma nasce da una legge di iniziativa popolare
presentata dall’Ordo Iuris, think thank di giuristi teo-con sostenuto della
Conferenza episcopale polacca.
La campagna di sensibilizzazione europea potrebbe comunque
avere un risvolto positivo sull’iniziativa della leader di Sinistra unita
Barbara Nowacka, che spera di incassare il sì della Commissione europea per
registrare un’iniziativa popolare mirante a liberalizzare l’aborto nel suo
paese. Una volta ottenuto il via libera di Bruxelles, Nowacka avrebbe un anno
di tempo per raccogliere un milione di firme in almeno sette diversi paesi Ue.
Le proteste delle donne polacche nei maggiori centri del
paese stanno mandando in tilt la dirigenza del PiS, consapevole che una buona
parte dei suoi deputati sarebbe disposta a votare un bando totale. Il partito
della premier Beata Szydlo ha lasciato comunque trapelare che potrebbe
presentare un proprio disegno di legge mirante a introdurre il «nie»
all’interruzione volontaria di gravidanza quando il feto è gravemente
danneggiato. L’aborto sarebbe consentito in caso di rischio per la salute della
madre, o in caso di stupro.
È un compromesso al ribasso che non troverebbe l’appoggio della
seconda forza al Sejm, il partito di centro-destra Piattaforma civica (Po),
favorevole invece al mantenimento dello status quo. Purtroppo la legge ora in
vigore consente anche un’interpretazione estensiva dell’obiezione di coscienza.
Il «nie» dei medici per motivi etici può arrivare anche per la prescrizione
della contraccezione di emergenza e per gli esami prenatali.
Intanto, molte donne polacche stanno riprendendo conoscenza
di sé e del proprio corpo. Ma le protagoniste del lunedì nero chiedono di più.
È la forza di chi non vuole restare sulla difensiva, consapevole che ancora
nulla è stato conquistato.
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