domenica 2 ottobre 2016
L'idiozia del cosiddetto "fertility day"
Lorenzin, dimissioni! Contro il “Fertility Day”
di Angelo d’Orsi, dal periodico “Micro Mega”
Le reazioni davvero di massa contro la grottesca trovata
governativa del “Fertility Day” hanno oscillato tra la deprecazione, variamente
furiosa, e il sarcasmo, variamente appassionato. Era il minimo che ci si
potesse attendere davanti a tanto scempio dell’intelligenza, della sensibilità,
della correttezza politica minima, persino del buon gusto. Ma basta? Sì, sono
state espresse a gran voce, da innumerevoli soggetti – forze politiche,
associazioni, circoli culturali – critiche alla campagna (che lo stesso Renzi,
furbescamente, ha ex post, giudicato “inguardabile”), della ineffabile ministra
Lorenzin, ma basta? Il web si è scatenato come in poche altre occasioni; e,
come in poche altre occasioni, ho apprezzato la fantasia al potere, espressa in
una gamma di sfottò di grandissima efficacia; e mi sono personalmente reso
conto che oggi è il web il vero, e pressoché unico luogo dell’opposizione, in
questo Paese, ma non soltanto, d’altronde.
… Si è trattato solo di un difetto di comunicazione da parte
del Ministero? Al di là della vergognosa reazione della titolare, che se l’è
cavata con delle frasi banali quanto stolte (“mi interessa il messaggio, più
della campagna”; ovvero, tradotto, chi se ne importa se abbiamo fatto una
campagna che fa schifo, volevamo dire alle italiane che il tempo di fare figli
non è infinito e che si devono sbrigare a riprodursi, per far risalire il tasso
di natalità…), al di là del comodo quanto vigliacco gesto di silurare una
funzionaria (e tralascio di soffermarmi sul salario annuo stratosferico della
stessa), sottraendosi alla propria non solo oggettiva, ma soggettiva
responsabilità; ebbene, credo che si debbano aggiungere altre osservazioni, in
parte, ovvie, ma che è comunque necessario ribadire.
Ossia, nell’ordine: 1) la ministra, il suo presidente, e i
loro comunicatori dovrebbero sapere che “il medium è il messaggio”, e che non
si può distinguere il contenuto dal contenitore; 2) al di là dell’autentico
ribrezzo per la forma in cui si è creduto di rendere efficace il messaggio, è
(anche) il suo contenuto che repelle: una riduzione del corpo femminile a
organo riproduttore, e che quindi una donna, ridotta a “femmina”, la quale
scelga di non “figliare”, diventa una persona socialmente inutile, o peggio,
dunque il messaggio la colpevolizza; 3) si attribuisce alla situazione
demografica italiana un drammatico carattere di urgenza che non ha, specie
considerando che la nostra società, e tutte quelle europee, stanno diventando
multietniche, e che se la riproduttività delle donne “indigene”, cioè le
italiane, come delle europee, si abbassa, è molto alta quella delle donne
“straniere” che, per nostra fortuna, anche (ma non solo) da questo punto di
vista, fanno figli; 4) è un disonesto rovesciamento dell’approccio quello di
invitare, anzi, direi ordinare, di “fare più figli”, in un Paese in cui il
welfare state viene rosicchiato giorno dopo giorno, a livello statale e
regionale e, la possibilità per una madre di godere di servizi si va riducendo
drasticamente, invece che prendere atto che molte donne (e ne conosco
personalmente tante), rinunciano a procreare proprio per la difficoltà di
accedere a tutele pubbliche, e, in primo luogo, per la situazione di disagio
economico in cui versano anche quelle che erano un tempo le classi medie, oggi
di fatto proletarizzate anche quando svolgono lavori “di concetto”. …
Tutto ciò rinvia a un indirizzo politico, che risulta a dir
poco inquietante: sono soltanto i regimi totalitari che pretendono di dettare,
in un modo o nell’altro, ai loro cittadini e alle loro cittadine, se debbano o
meno procreare, come debbano farlo (e qui si dà ancora per scontato che la
prole sia generata esclusivamente da una “normale” coppia eterosessuale),
minacciando punizioni o sanzioni sociali o censure morali verso chi non si
adegua: come se non esistesse la “non maternità” come scelta soggettiva,
libera, personale, al di là delle limitazioni strutturali cui accennavo, che comunque
rappresentano un formidabile disincentivo a procreare; e senza contare la
domanda che rimane sottintesa: “faccio un figlio perché viva in quale mondo?”
e, per le italiane: “faccio un figlio perché viva in questa Italia?”.
… Le deludenti leggi sulla “procreazione assistita”, sulle
“droghe leggere”, e via seguitando, e ora la nuova “politica delle nascite”, di
cui si è resa impavida protagonista la signora Lorenzin, dall’alto della sua
assoluta incompetenza, sono altrettanti segnali che questo Paese “non ce la
fa”, come dice Renzi, quando se la prende con le autorità europee. Questo Paese
non ce la fa, perché non ce la vuol fare, a liberarsi da un’antica, persistente
cappa di oscurantismo, in cui il peso della Chiesa cattolica è determinante,
confermando che è questa l’irrisolta, forse irrisolvibile, “anomalia italiana”.
Infine, vorrei ritornare sull’estetica e sull’etica dei
manifesti che ingiungono di procreare. Ebbene, a mia memoria, soltanto il
regime mussoliniano aveva raggiunto simili livelli, tra l’altro con una grafica
migliore. Oltre a tutti quelli che lo hanno preceduto e accompagnato, va detto,
senza mezzi termini, che l’ultimo manifesto è semplicemente fascista, e uso la
parola non a caso: studio il fascismo, come movimento storico e come ideologia
politica metastorica, da alcuni decenni, e parlo, credo, con qualche cognizione
di causa. Per coloro che avessero dei dubbi, non mi rimarrebbe che invitare a
sfogliare le copertine, bastano le copertine, della famigerata rivista diretta
da Telesio Interlandi, e redatta dal giovane Giorgio Almirante, La difesa della
razza (1938-1943). Ebbene solo nella iconografia di questo periodico –
autentico serbatoio dei più schifosi luoghi comuni del razzismo, e in specie
dell’antisemitismo – possiamo rintracciare degli antecedenti dell’osceno
manifesto del Fertility Day, che abbiamo visto riprodotto, e per fortuna
sbeffeggiato in mille modi, in cui due sorridenti “sane” coppie di biondissimi
eterosessuali, sovrastano una sorta di ammucchiata di “gentaglia”, “negro”
compreso, di individui dediti al fumo (tabacco? hashish?..), a Bacco e,
ovviamente, a una Venere sicuramente portatrice di terribili malattie.
Non ci sono parole per commentare. Una manifestazione di
fascismo, oltre tutto aggressiva e violenta, come questa di cui tutta la
campagna per il “Fertility Day”, e questa sua ultima esplicitazione, non si era
mai vista nell’Italia repubblicana. … E noi tutti, possiamo cavarcela con
l’ironia? Credo che non si debba mollare e anzi insistere su una sola parola
d’ordine, cercando sostegno in chiunque sia disponibile: “Lorenzin vattene!”.
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