giovedì 1 marzo 2018
Relazioni industriali "a perdere"
Un accordo quadro ‘a trazione metalmeccanica’ per tutta
l’industria.
Gli altri padroni ottengono quello che Federmeccanica ha già
conquistato.
Questa notte Cgil Cisl Uil e Confindustria hanno raggiunto
un’ipotesi di accordo sugli indirizzi nella contrattazione dei settori
industriali. Era da tempo che sindacati e padroni discutevano di questo. Nel
2014 Cgil Cisl Uil presentarono una loro piattaforma. Non ci fu nessun
riscontro da parte di Confindustria fino a tutto il 2016. Tempo che
Federmeccanica portasse a casa il peggior contratto nazionale dei
metalmeccanici di sempre (il migliore, dal loro punto di vista) e la trattativa
è stata ripresa, con l’obiettivo esplicito dei padroni di ottenere quello che
Federmeccanica aveva già portato a casa. Così è partita la trattativa, su un
testo vergognoso, presentato dai padroni. Un testo che fin dall’inizio è stato
chiaro che rappresentasse in pieno i loro interessi. Un testo considerato
inaccettabile e irricevibile, non solo da noi ma anche dai segretari delle
principali categorie dell’industria. Persino la Fiom non era d’accordo che
diventasse regola per tutti quell’impianto di regolazione salariale e di welfare
che aveva firmato poco più di un anno fa, vendendolo ai lavoratori come un Ccnl
‘sperimentale’ (ed un contratto unitario riconquistato dopo tanto penare). Un
testo su cui via via si è continuato a contrattare nonostante tutti in Cgil
sapessero a cosa avrebbe portato. Nel tempo si è sistemato qualche passaggio,
certo, e altri sono più o meno stati mascherati con qualche termine meno
indigesto. La struttura però è rimasta quella presentata dai padroni sin
dall’inizio, in particolare sui punti cruciali del salario, welfare e benefits,
sul rapporto tra i livelli della contrattazione e sull’applicazione del Testo
Unico sulla rappresentanza del 10 gennaio. Un errore clamoroso quello di
trattare sul testo di Confindustria. Non abbiamo mai pensato che la piattaforma
di Cgil Cisl Uil fosse positiva. Anzi. In ogni modo quella piattaforma è
sparita e si è trattato solo sulle richieste di Confindustria, inseguendo
ostinatamente un’unità sindacale deleteria (Cisl e Uil erano più o meno
d’accordo sul testo da mesi).
C’era davvero bisogno di firmare ora un testo sulle regole
contrattuali dell’industria? C’era bisogno di concordare un sistema salariale
che lega ogni aumento dei salari nazionali all’IPCA, azzerando di fatto ogni
ulteriore ruolo di regolazione salariale del Ccnl e condannando quindi il
salario nazionale a perdere persino sull’inflazione complessiva (l’IPCA infatti
è l’inflazione depurata dai costi energetici, quindi sempre e comunque
inferiore a quella reale)? C’era bisogno quindi di tagliare le gambe in partenza
ad ogni possibile battaglia di aumento generalizzato dei salari, che viene
indicata spesso come necessità imprescindibile nei documenti programmatici e
nei discorsi nei Direttivi nazionali? C’era bisogno di imbrigliare la
contrattazione di secondo livello alla produttività (leggi aumento dei ritmi e
dei carichi e peggioramento delle condizioni di lavoro e di sicurezza, nelle
poche aziende in cui comunque si contratta a livello aziendale)? C’era bisogno
di un accordo che integrasse il welfare aziendale dei metalmeccanici nella
contrattazione del salario di tutt*, anche di quelle categorie che fino a oggi
lo hanno respinto? C’era bisogno di un accordo che riproponesse le parti
peggiori del Testo Unico sulla rappresentanza, chiedendone la piena applicazione
dell’intero testo, compreso quindi quella sulla esigibilità dei Ccnl che pure
fino a ora le categorie della Cgil hanno più o meno evitato negli accordi
nazionali (leggi clausole di raffreddamento e sanzioni)? C’era bisogno di un
accordo che indirizzasse ancora di più su sanità e previdenza integrativa,
persino ipotizzando una futura defiscalizzazione di questi strumenti? Ce ne era
bisogno?
No, affatto! A meno che non si volesse, a pochi giorni dalle
elezioni, fare un regalo ai padroni e ribadire l’egemonia della loro idea di
regolazione del salario, nel mezzo di una campagna elettorale in cui si
sprecano le promesse su salario minimo e dintorni. A meno che non si volesse
dimostrare ad ogni costo al nuovo Parlamento ed al nuovo incipiente governo
(qualunque esso sia) che una co-gestione della crisi tra capitale e lavoro è
possibile, anche contro i fatti e l’evidenza, e soprattutto contro gli
interessi generali del lavoro.
Il Direttivo nazionale CGIL del 9 marzo verrà chiamato a
dare il mandato alla segreteria per firmare l’accordo. Abbiamo continuamente
chiesto in questi mesi nelle sedi opportune di convocare il Direttivo prima che
la discussione precipitasse sulla firma, anche vista l’importanza per tutti
(non solo per le categorie dell’industria) di un accordo di questo tipo. Ecco
fatto. Il Direttivo deciderà su un accordo ormai bell’e fatto, pubblico e
pubblicamente discusso. Un accordo che ovviamente, come il Testo Unico del 10
gennaio, peserà significativamente anche sul prossimo congresso CGIL, sulla sua
discussione e forse sul suo esito.
Noi ovviamente voteremo contro. E faremo appello a tutte le
compagne e i compagni, segretari di categoria e non, che in queste settimane si
erano dichiarati contrari, ad essere coerenti con quelle dichiarazioni e fare
altrettanto per scongiurare un’ulteriore capitolazione della Cgil. Perché
questo accordo non è che il Ccnl dei metalmeccanici applicato a tutt*. Un vero
regalo per i padroni dell’industria italiana.
Sindacatoaltracosa-OpposizioneCgil
per scaricare il testo dell’accordo in .pdf clicca su
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