giovedì 1 marzo 2018
Ora che abbiamo scoperto che la TAV non serve a una mazza, abituiamoci a chiamarla Val di S-C-usa
Che avessimo ragione, lo sappiamo da sempre, probabilmente
dall’inizio della nostra opposizione, quando ci consideravamo indiani, negli
anni 90.
Questo non per arroganza o supponenza, ma perché ogni volta
che abbiamo detto NO, lo abbiamo fatto sempre con il cuore, di una comunità che
si difende, e con la testa, studiando e motivando ogni step di questo assurdo
progetto.
Di recente il governo in via ufficiale ha detto (a modo
proprio con una supercazzola), in un documento ufficiale che le previsioni
sulle quali si è basato tutto il progetto erano sbagliate, troppo ottimiste e
che non hanno tenuto conto del contesto storico (cioè almeno 20 anni di storia
moderna).
“Non c’è dubbio, infatti, che molte previsioni fatte quasi
10 anni fa, in assoluta buona fede, anche appoggiandosi a previsioni ufficiali
dell’Unione Europea, siano state smentite dai fatti, soprattutto per effetto
della grave crisi economica di questi anni, che ha portato anche a nuovi
obiettivi per la società, nei trasporti declinabili nel perseguimento di
sicurezza, qualità, efficienza. Lo scenario attuale è, quindi, molto diverso da quello in
cui sono state prese a suo tempo le decisioni e nessuna persona di buon senso
ed in buona fede può stupirsi di ciò. Occorre quindi lasciare agli studiosi di
storia economica la valutazione se le decisioni a suo tempo assunte potevano
essere diverse.” (v. http://www.presidioeuropa.net/blog/verifica-modello-di-esercizio-tratta-nazionale-25-settembre-2017/)
Ci da ragione, ed è la seconda volta che avviene. La prima
fu nel 2006, dopo che liberammo Venaus, e vista la nostra forza accumulata
cercò un progetto in parte alternativo, spostando la tratta da una parte della
Valle e rimodellando l’idea dei costi, arrivando a parlare di “tav low cost”
(altra supercazzola).
Come in quel caso, così come ora, il partito unico del tav
(si proprio così perché in oltre vent’anni di storia lo abbiamo visto formarsi,
costituirsi e nutrirsi di fondi pubblici) si difende mischiando un po’ le
carte, per tentare di essere ri-presentabile all’opinione pubblica e sottrarre
consenso al movimento notav.
Ma sia chiaro: si difende attaccando. Per questo non
cantiamo vittoria, ma prendiamo atto dell’ennesima strategia messa in atto da
chi ha poco da proporre.
Non c’è una motivazione, di quelle usate in tutti questi
anni da politici, tecnici o commissari di governo per portare avanti la Torino
Lione. La tratta europea, l’idea iniziale, il progetto rivisto più volte è
morto e sepolto sotto i colpi della crisi mondiale e dell’evoluzione (o involuzione)
dei commerci e dei trasporti. Non serve molto per capirlo.
Allora cosa serve fare per tornare presentabili?
Ri-presentarsi al mondo come esperti e visionari, arrivando a sostenere che la
linea Torino-Lione non ha senso oggi, ma in futuro ce lo avrà perché svilupperà
nuovi traffici di merci, nuovi assi ferroviarie, nuove economie.
Balle, su balle! Ogni previsione è stata smentita e geni non
ne abbiamo mai visti dalla parte dei tifosi del Tav. Al massimo azzeccagarbugli
di bassa lega e venditori di fumo con stipendi garantiti, che l’unica capacità
che hanno avuto è sempre stata quella di garantire flussi di denaro (e potere)
verso i soliti amici, partiti, aziende o corporazioni che fossero.
Quindi no grazie! Delle vostre previsioni questo Paese fa molto
volentieri a meno perché vediamo già i danni (e i morti) delle politiche sul
trasporto in Italia, dove l’alta velocità passa davanti a tutto il sistema
ferroviario generale, a discapito della maggioranza del Paese che usa il treno
per muoversi tutti i giorni in condizioni di pericolo e degrado.
Quello che ci fa ancora più specie è l’arroganza con la
quale questi signori candidamente sostengono: “è vero è tutto fondato su studi
errati, su previsioni sbagliate, ma lo facciamo lo stesso perché serve, e se
ora non serve tanto, domani servirà”.
Ci sarebbe da vergognarsi, invece i vari commissari di
governo e politici al seguito proseguono come se nulla fosse, perché alla fine
dei conti non pagheranno mai per le responsabilità che hanno avuto in questa
vicenda. A differenza nostra chiaramente, che veniamo condannati un giorno si e
uno no, e siamo sempre dalla parte della ragione.
La Torino Lione, e molte altre tratte in qualche modo
legate, come il Terzo Valico o la Brescia-Verona, sono progetti sovrastimati e
palesemente “dopati” da ragioni politiche ed interessi particolari, vanno
abbandonati e a buona parte dei sostenitori va chiesto il conto, in termini
economici e sociali.
Da parte nostra, sappiamo di aver sempre avuto ragione, sia
tecnicamente che politicamente, e sappiamo bene che l’unico argine alla
devastazione ambientale ed economica, è rappresentato dalla lotta, la nostra,
popolare e dal basso, e possiamo dirlo senza timori: alla fine vinceremo noi!
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