
RIFLESSIONI DI UN CRISTIANO SOTTO
Oggi, dopo la clamorosa protesta della gru, mi è ancora più chiara la deriva sociale che sta attraversando il nostro Paese.
Non passa giorno senza vedere i politici nostrani sbraitare per il ripristino della legalità e non ce la faccio proprio a capire di quale legalità parlino.
Scusate quei poveri Cristi che hanno intrapreso una protesta per vedersi riconosciuti Uomini con diritti e con doveri e non bestie randagie circolanti in una società di accalappiacani. Scusateli se hanno chiesto il diritto di vivere e hanno abbracciato la speranza di entrare a far parte di una società migliore. Del momento attuale probabilmente non hanno capito niente, non hanno capito che la solidarietà cristiana, spesso pelosa, non abita più qui (con buona pace di chi pensa e sostiene di essere paladino di una civiltà superiore).
Visi scuri che per anni hanno contribuito con un lavoro rigorosamente in nero (come la politica e l’economia rampante), accettando di mendicare qualche briciola caduta dal banchetto di Lor Signori, senza protestare, senza ribellarsi, disponibili ad ogni ricatto pur di sopravvivere.
Tutto ciò stava bene al potere che ha continuato sfruttarli e ad additarli al pubblico disprezzo. Ma quando hanno osato chiedere con forza quel pezzo di carta che è il lasciapassare per il mondo dei Diritti e dei Doveri, ecco che allora sono divenuti insopportabilmente prepotenti e fuorilegge.
Del resto viviamo in uno Stato in cui il “Dio-premier” ritiene un’offesa e non un dovere presentarsi davanti alla magistratura. Ritiene un Suo diritto sottrarsi alle indagini e accusa gli inquirenti di tutte le nefandezze del Creato.
Viviamo in una città in cui il Sindaco e tutti gli Assessori (tranne uno) hanno utilizzato carte di credito pagate dai cittadini per fini personali, salvo poi dichiararsi innocenti ma disposti a rifondere il “bottino” volgarmente sottratto alla comunità. Già, come se un reato si potesse cancellare per il solo fatto di restituire il maltolto (naturalmente senza Processi e senza sentire il dovere di rimettere il mandato con delle doverose dimissioni).
Viviamo in uno Stato e in una città che in 36 anni non sono riusciti a emettere uno straccio di sentenza di condanna per una strage orribile e vergognosa come quella di Piazza Loggia, ma riesce in soli due giorni a giudicare, condannare ed espellere una persona il cui unico torto era quello di protestare per i propri diritti, senza che sia stato minimamente garantito il suo diritto di difesa.
E tutto questo perché lo Stato ha preteso il pagamento di una “tangente” da parte di questi lavoratori invisibili, per concedergli la sanatoria e il permesso di soggiorno. Ma alcuni (molti) dei nostri “onesti” datori di lavoro hanno preferito non andare in questura a firmare il contratto di lavoro, condannando di fatto questi migranti a una clandestinità certificata e disperata. Quando questi hanno trovato il coraggio di unirsi per ribellarsi a un evidente sopruso, è scattato il meccanismo di difesa e il “fuori gli intrusi” è diventata la parola d’ordine.
Come in un rito sacrificale i poteri locali addebitano ai migranti ogni colpa e a chi manifesta solidarietà e comprensione viene data la patente di “fiancheggiatore”. Dall’alto viene dato ordine di stroncare ogni forma di resistenza , mentre chi ordina “cariche” gratuite e selvagge, resta impunito e trionfa come “salvatore della Patria”.
Io non ci sto più. Come uomo, e ancor meno come Cristiano. G.G.
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