Sabato 5 luglio 2014 un folto gruppo di senza tetto ha occupato l’ex casa di riposo comunale Arvedi di via Mantova 99 a Brescia: una struttura lasciata a se stessa pochi mesi fa ma ancora in perfette condizioni, sia all’esterno che all’interno tra mobilio, sanitari, camere e spazi comuni.
Per trovare una sistemazione alternativa alla strada hanno così deciso di riappropriarsi di uno dei tanti stabili lasciati vuoti e abbandonati in città a Brescia.
L’associazione “Diritti per Tutti” di Brescia, attiva da anni sul tema del diritto all’abitare, è stata contattata dagli occupanti per aiutarli nella divulgazione della notizia e nella convocazione di una conferenza stampa nella quale hanno diffuso una lettera aperta al sindaco della città, Emilio Del Bono.
Gli occupanti gestiscono comunque in maniera totalmente autonoma l’occupazione.
Prime notti (senza luce) all'ex Arvedi
Il blitz dei senzatetto ha permesso di dare «un letto vero» a chi prima dormiva per strada
IL SECONDO È STATO lasciato libero per eventuali altre persone che avessero bisogno di un tetto di emergenza. Ripulite le stanze, sistemate le poche cose che posseggono, il problema ieri era letteralmente quello del cibo, poiché nel giorno festivo anche le mense dove generalmente si recano sono chiuse. Da qui la richiesta di solidarietà alla città, che già si era mostrata sensibile ad una simile esigenza manifestata dai profughi all'indomani della loro occupazione dello stabile di via Marsala o in occasione della prima occupazione a scopo abitativo che ancora esiste, l'hotel di via Corsica.
Il grande punto interrogativo è però il futuro: gli occupanti già hanno in mente lavori e sistemazioni degli spazi della ex “Arvedi”, per allestire, per esempio, una cucina funzionante e le stanze. Ma occorre fare i conti con il Comune, proprietario dell'immobile e che, come dichiarato sabato dall'assessore alla casa Marco Fenaroli, ha già un progetto in atto per questo stabile. Quest'oggi dovrebbe esserci un incontro. «Disponibile al dialogo ma sia chiaro che da qui non mi muovo se non con alternative valide e soprattutto concrete», commenta Antonio a nome di tutti.

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