sabato 28 novembre 2015
Il nostro pianeta ha la febbre: COP21 non può essere soltanto l'ennesima parata di leader.
Cresce la mobilitazione della società civile per invocare un
accordo vincolante sulle emissioni di gas serra responsabili del riscaldamento
globale.
Domenica 29 novembre, in occasione dell’apertura dei negoziati sul
clima che si tengono a Parigi sotto l’egida delle Nazioni Unite, i cittadini di
tutto il mondo daranno vita alla Marcia Globale per il Clima, che si annuncia
come la più grande manifestazione della storia contro i cambiamenti climatici.
Animando oltre 2300 eventi in più di 150 paesi, studenti,
sindacati, gruppi religiosi, organizzazioni della società civile e cittadini scenderanno
in strada per chiedere ai loro governi di sottoscrivere un accordo ambizioso
capace di accelerare la transizione dai combustibili fossili a un mondo
alimentato al 100% da energie rinnovabili entro il 2050, scongiurando i rischi
di una catastrofe ambientale con effetti devastanti sugli ecosistemi e sulle
popolazioni umane più vulnerabili agli impatti dei mutamenti climatici.
Dopo i tragici attentati di Parigi, il governo francese ha
vietato ogni manifestazione nella città che ospita il summit sul clima. Ma sarà
ugualmente inscenata una marcia simbolica, con decine di migliaia di scarpe
posizionate lungo il percorso che era stato previsto per il corteo. I parigini
hanno inoltre lanciato un appello ai cittadini di tutto il mondo affinché
scendano nelle strade e nelle piazze anche a loro nome, e in solidarietà con
tutti coloro che in diversi paesi sono stati colpiti dal terrorismo.
L’appello è stato raccolto da decine di città di ogni
continente. E così la marcia globale per il clima prenderà il via a Aukland, in
Nuova Zelanda, con una spettacolare Haka di massa, la tradizionale danza maori.
Le Filippine ospiteranno manifestazioni nelle sei maggiori città, coinvolgendo
le comunità che hanno sofferto l’impatto devastante di cicloni sempre più
violenti. E mentre a San Paolo il ritmo delle percussioni invaderà le strade, a
Beirut, dove per domenica si aspettano piogge torrenziali, migliaia di persone
marceranno ugualmente con ombrelli colorati.
L’evento unirà i masai della Tanzania, che marceranno per
ottenere energie rinnovabili nel cratere di Ngorongoro, minacciato da siccità
estreme sempre più frequenti, con le migliaia di manifestanti attesi a Berlino
alla Porta di Brandeburgo, i leader indigeni che a Bogotá celebreranno una
cerimonia per la madre terra e gli oltre 5000 ciclisti che attraverseranno
Città del Messico per testimoniare la volontà comune di difendere il pianeta
dai rischi dei mutamenti climatici.
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