sabato 6 febbraio 2016

Verità per Giulio



VERITA’ PER GIULIO: NEL REGIME DI AL SISI SONO OLTRE 600 I DESAPARECIDOS

Temeva per la sua incolumità, Giulio Regeni, il dottorando friulano scomparso al Cairo il 25 gennaio scorso, anniversario della rivoluzione anti Mubarak,  e ritrovato in un fosso all’estrema periferia del Cairo, in una strada che collega la capitale egiziana con Alessandria.

Sul suo corpo, secondo le prime indiscrezioni riferite dallo stesso procuratore alla Associated Press, ci sarebbero evidenti segni di tortura e ferite. Una versione smentita invece dalla polizia e dal ministro dell’interno che continua a considerare valide le piste di una rapina finita male o addirittura dell’incidente stradale. Si attendono ora gli esiti dell’autopsia che verrà effettuata anche in Italia, mentre un team di sette uomini di Polizia, Carabinieri e Interpol raggiungerà  il Cairo per seguire le indagini.

Restano da spiegare i segni di tortura che chiamerebbero in causa i servizi segreti giù responsabili tante volte in passato di abusi.

Giulio si occupava di argomenti scomodi per gli apparati di sicurezza dell’autocrate Al Sisi. Aveva scritto più volte per il quotidiano “Il Manifesto”, seguiva la lotta dei sindacati indipendenti. Lui stesso aveva chiesto di non firmare gli articoli con il suo vero nome, ma sotto pseudonimo perché “aveva paura per la sua incolumità” come riferito da  Giuseppe Acconcia, collaboratore del Manifesto che lo conosceva.

Tanti, troppi i punti da chiarire. Oltre ai segni di tortura c’è la testimonianza di una giornalista egiziana che il 25 gennaio ha visto la polizia arrestare uno straniero alla fermata della metropolitana Giza. Testimonianza che rende ulteriormente plausibile la pista di un suo arresto da parte dei servizi.

Una repressione che nel paese è sempre maggiore: secondo l’organizzazione araba per i diritti umani sarebbero 120 i casi di sparizione forzata risalenti a un anno fa, tra  i desaparesidos anche donne e minori. Secondo altri gruppi per i diritti umani durante i primi sei mesi del 2015 sono invece 600 le persone svanite nel nulla.

A dicembre la commissione egiziana per i diritti e le libertà (ECRF) ha parlato di 340 persone sparite in soli due mesi, vale a dire tre sparizioni al giorno. Dati ricavati dalle denunce fatte dai familiari, ma i casi non segnalati potrebbero essere molti di più.

Dalle testimonianze raccolte sempre da Ecrf le persone sono state prelevate, trasferite in varie zone del paese dove hanno subito torture e abusi.

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