sabato 3 dicembre 2016
Contratto dei metalmeccanici. Una svolta verso il passato?
Intervista a Sergio Bellavita, di Usb Lavoro Privato:
Buongiorno, Sergio. Parliamo di questo contratto dei
metalmeccanici siglato tre giorni fa. Un contratto che è destinato ad aprire
quella che voi definire una “nuova era nelle relazioni industriali nel nostro
paese”. Quali sono gli aspetti più critici del contratto siglato, tra gli
altri, dalla Fiom?
Diciamo innanzitutto che il contratto metalmeccanico ha
sempre segnato, nel bene e nel male, dei momenti importanti, anche dei passaggi
di svolta, nelle relazioni industriali e anche sul piano sociale del paese.
Questa volta li segna in negativo. Più che di perplessità parlerei di punti che
sono di totale contrarietà rispetto al giudizio che diamo noi. In particolare
viene concesso alle imprese, quindi a Federmeccanica, una cosa che nessun
contratto di categoria aveva finora mai concesso; e cioè l’assorbimento degli
aumenti dati attraverso il contratto nazionale. In sostanza, i lavoratori che
lottano dal 1° gennaio 2017 per avere il salario fisso non potranno chiederlo
perché le imprese e i sindacati firmatari Cgil-Cisl-Uil hanno concordato di
chiedere solo premi variabili e premi in natura. Ma quando anche i lavoratori
riuscissero a spuntare il salario fisso, le aziende potranno assorbirlo e
quindi in qualche modo questa lotta per il salario verrà vanificata dal fatto
che gli aumenti dal contratto nazionale non arriveranno più. Questo è il vero
punto di svolta nelle relazioni. In sostanza Federmeccanica incassa che i due
livelli contrattuali non si sommano più, ma c’è un unico livello salariale
centralizzato, misero e autoritario. Misero perché legato all’indicatore Ipca,
che è ben al di sotto dell'inflazione rilevata dall’Istat, tra l’altro depurato
anche dai costi di esterni al sistema. Autoritario perché incentrato sul
modello dell’esigibilità degli accordi (le regole stabilite nel contratto
diventano rigide e immodificabili fino al rinnovo successivo, ndr), che
sostanzialmente vuole impedire che ci sia il conflitto, che ci sia
l’organizzazione dei bisogni nei luoghi di lavoro. Centralizzato perché lo
scambio che hanno fatto Cgil-Cisl-Uil è quello di firmare un contratto
nazionale che gli consente di incassare cospicue risorse dagli enti bilaterali
e dalle quote, ma centralizza il sistema di relazioni e impedisce ai lavoratori
di poter migliorare la propria condizione. Nei fatti siamo davanti ad un blocco
salariale.
In effetti le reazioni positive, se non addirittura
entusiaste, sono arrivate dal governo e dalle imprese. Dovrebbero essere un
segnale chiaro sulla direzione in cui va un accordo di questo tipo… Tu facevi
riferimento a tre aspetti nuovi del contratto, mettendo in evidenza quello
autoritario che è quello, probabilmente, che più mi ha colpito. Qual è la
possibilità, quali son gli strumenti che oggi i lavoratori hanno in mano per
difendersi da attacchi che sono ormai all’ordine del giorno?
Il modello diventa autoritario innanzitutto per la ragione
che bloccando le dinamiche salariali impedisci che ci sia la libera
contrattazione, in qualche modo. L’unica contrattazione possibile è quella
sulla prestazione lavorativa, perché – diciamoci la verità – oggi siamo davanti
alla contrattazione di ricatto: il padrone ti dà un centesimo, ma te lo dà a
fronte del fatto che gli produci di più, quindi sgobbi di più; a fronte del
fatto che chiudi un occhio sulle condizioni di sicurezza, che tagli il diritto
alla malattia, che accetti di lavorare su più turni fino ai 21 turni
(settimanali, ndr). Ci sono molte imprese che ormai stanno abbondantemente
attingendo al massimo utilizzo degli impianti, che è poi il massimo sfruttamento
del lavoro umano. E il modello è poi autoritario anche perché è costruito
intorno all'accordo del “10 gennaio” (il 10 gennaio 2014 è stato siglato l'Accordo Interconfederale tra CGIL CISL UIL
e Confindustria in merito al Testo Unico sulla rappresentanza, ndr) che
ovviamente per i sindacati firmatari ha un impatto rilevante. Nel momento in
cui accettano tutte le clausole contrattuali si impegnano a rispettarle fino in
fondo. Quindi i lavoratori oggi non avranno più la possibilità di rivolgersi a
queste organizzazioni sindacali per migliorare la propria condizione, perché
dovranno soggiacere alle singole clausole contrattuali. Questo è l’aspetto più
devastante in assoluto.
Com'è stata bloccata la contrattazione salariale in
miglioramento al contratto?
Nell’accordo dei metalmeccanici firmato sabato 26 è stata
cancellato dal testo la parola “anche” sul capitolo che riguarda il premio di
risultato; quindi quando si diceva che il lavoratore può contrattare salario
“anche” variabile, quell’ “anche” significava che c’era spazio anche per
contrattare, conquistare, salario fisso, garantito, strutturale.
Uno spazio ora non c’è più.
Aver cancellato la parola “anche” consegna la contrattazione
da una parte solo ai buoni benzina e quant’altro, dall’altra alla “contrattazione
di ricatto”; quindi tutto è giocato sulla prestazione lavorativa. Ed è evidente
che siccome i sindacati firmatari fanno obbligatoriamente rispettare ogni
singola clausola del contratto per quello che prevede il Testo unico di
gennaio, è chiaro che questo intreccio non può più consentire ai lavoratori di
organizzarsi con i sindacati per migliorare la propria condizione.
Sembra decisamente chiaro e terribile...
C’è un punto che voglio aggiungere però. Il meccanismo di
adeguamento dei salari ex post è stato proposto in realtà dalla Fiom, in
particolare, che è stata l’organizzazione decisiva per questo salto indietro
dei metalmeccanici; perché non è un’innovazione, ha molto di stantio e di
muffa… Decisivo è quello che viene sottratto ai lavoratori: la possibilità di
costruire una rivendicazione salariale. Il meccanismo di adeguamento dei salari
ex post, è chiamato così perché annualmente tutte le parti si incontrano e
dovrebbero allineare i salari sulla base dell’indicatore Ipca. Ciò significa
che le piattaforme non potranno più essere costruite sulla base di valutazioni
autonome del sindacato. I lavoratori non potranno più sapere quale è la
richiesta economica e la piattaforma. Il contratto si riduce ad una scala
mobile misera, a perdere, dei salari.
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